La morte di Oussama, che sarebbe avvenuta lo scorso 5 agosto, “ha innescato una rivolta delle persone trattenute nella struttura e sollevato numerosi interrogativi – scrive in un comunicato il Tavolo Asilo –. Cosa è successo dopo le dimissioni dall’ospedale? Perché è rientrato nel centro? Chi ha fatto il certificato di idoneità per il suo reingresso? E chi ha vigilato sulla sua incolumità? Risulta che al momento del decesso fosse in servizio un solo infermiere, nessun medico, per 104 persone trattenute”.

 

Un sistema da abolire

“Non ci sono dati ufficiali e sistemi di rilevazione trasparenti ed efficienti per fare la conta dei morti – prosegue il comunicato –; una ricerca di ActionAid e dell’Università di Bari stima che siano 30 le persone che dal 1998 hanno perso la vita nei Cpr, fra cui, a febbraio di quest’anno, un altro diciannovenne, Ousmane Sylla, che si è suicidato a Ponte Galeria. Mentre notizie tragiche arrivano dalle carceri, anche nei Cpr le persone sono portate alla disperazione da un sistema di detenzione amministrativa che è un’aberrazione, uno spazio di negazione del diritto”.

 

Nel comunicato si ricorda che in Italia ci sono otto Cpr, “otto aberrazioni giuridiche e sociali, otto buchi neri in cui alle persone sono negati diritti e dignità. Un sistema irriformabile che va abolito. In questi centri è entrata una delegazione del Tavolo toccando con mano le condizioni di vita e trovando circa 550 persone che, dall’anno scorso, possono essere trattenute per 18 mesi”.

 

Servono politiche d’accoglienza

Diciamo da tempo che i Cpr sono un luogo di detenzione e di segregazione, dove non soltanto spesso vengono meno le condizioni di umanità minime delle persone, ma che proprio strutturalmente e concettualmente sono nati dall’idea sbagliata di avere un luogo dove persone a cui viene incollato il presunto reato di non avere un titolo di soggiorno, per il quale vengono confinate”, ci dice Maria Grazia Gabrielli, segretaria nazionale della Cgil, che partecipa al Tavolo Asilo.

 

“Questo strumento sbagliato delle politiche migratorie – prosegue – è all’interno di un quadro più complessivo che dimostra come l’approccio continui a essere su un’impronta che è tutta di ordine pubblico, sicurezza ed emergenza che sono i tre assi per assumere le scelte. È evidente che i Cpr andavano già chiusi molto tempo fa e invece stiamo tornando a un sistema di gestione della migrazione ancora una volta a svantaggio di una vera politica di accoglienza e integrazione. Basti pensare che aumentano le spese per la tutela dei confini con il protocollo Albania, dove in realtà portiamo i nostri operatori e le forze dell’ordine. Un buon sistema di accoglienza consentirebbe invece di costruire percorsi di reale cittadinanza nel nostro Paese”.

 

La Cgil e le altre associazioni del Tavolo hanno scritto una lettera al sottosegretario agli Interni, Nicola Molteni, con la quale è stato chiesto “di comprendere e di considerare i dati sull’immigrazione e dare risposta alle mancanze, ma le risposte concrete continuano a non arrivare – rimarca Gabrielli –. Una potrebbe essere il riconoscimento del titolo di soggiorno per sfruttamento a chi lavora nelle campagne, in agricoltura e non solamente. Persone che non hanno nemmeno gli strumenti per poter denunciare la loro condizione di sfruttamento e di schiavitù”.

Per la segretaria della Cgil serve cambiare l’approccio e nel contempo trovare anche soluzioni pratiche alle condizioni delle persone che lavorano in maniera regolare o irregolare nel nostro Paese, invece la politica continua a lavorare e a investire sulla sicurezza, sui confini, sul l’uso dei Cpr”.

“Rivendichiamo e chiediamo  anche in virtù della condizione umana e materiale di quelle persone una soluzione non mediana per rimuovere quella condizione”, sottolinea la sindacalista. Bisogna riaprire realmente una discussione – prosegue –, conoscendo l’importanza del quadro europeo, ma sapendo che ci sono scelte che intanto l’Italia può fare. Su questi punti continueremo il nostro lavoro, perché ci sono un fronte e un’attenzione ampia, c’è un’attività che abbiamo iniziato a fare e che continueremo perché per noi questi sono temi importanti e dirimenti”.

Per tutti i motivi esposti nel comunicato e da Gabrielli il Tavolo Asilo ha quindi indetto il sit-in per sabato 10 agosto alle ore 11 davanti al Cpr di Palazzo San Gervasio allo scopo di chiedere che tutti i centri vengano chiusi, che venga resa giustizia ad Oussama e a tutte le persone che hanno perso la vita nei luoghi di trattenimento.