Anatopos: perdere il proprio luogo di appartenenza fisica.
Anatopos, ovvero il senso di perdita del luogo, legato al sé, della sua dislocazione geografica, temporale e culturale.
Sta succedendo. L’Italia dai mille borghi antichi, l’Italia del Rinascimento, con le sue piazze ed i suoi palazzi nobiliari e mercantili, l’Italia di Leonardo, Raffaello, Garibaldi e Manzoni, sta scomparendo dalle nostre menti.
Il passato non basta più, è oramai un vago souvenir per turisti, italiani o stranieri che siano. Un senso vago, per ora, di non appartenenza – Anatopos, appunto – si sta diffondendo a macchia d’olio, specie tra le giovani generazioni, ma anche tra i Boomers, i nati tra il 1946 ed il 1964, cresciuti durante lo sviluppo economico.
Con inutile e vuoto senso della memoria, rappresentano la maggioranza su alcuni social, come Facebook, dove postano con struggente nostalgia oggetti e, soprattutto, trasmissioni televisive della loro infanzia ed adolescenza, gli anni Settanta e Ottanta, da Il segno del comando fino a Mork & Mindy, come ne andasse della loro vita. Serie televisive citate con smisurato senso del rimpianto, riferito ad un’epoca che non può tornare.
Il nulla avanza anche attraverso la delocalizzazione, insita nell’annullamento dello spazio fisico, creata dal web. Jean Baudrillard ha ben descritto questo fenomeno, per cui una lettera cartacea da Roma a New York, impiegava comunque settimane, concretizzando in questo lasso temporale, l’effettiva distanza tra le due città. Distanza annullata dalle email, che trasmettono all’istante le nostre parole ed immagini, cancellando ogni declinazione temporale, quindi anche spaziale.
La realtà fisica va scomparendo o meglio subisce l’attacco frontale del cambiamento climatico. Si veda il caso delle recenti e continue alluvioni, della schiuma bianca presente in mare per molti chilometri quadrati, al punto che non lo si riconosce più. Il territorio padano, tra i più ricchi in Italia, è continuamente invaso dall’acqua, che modifica o peggio, cancella i tratti fisici portanti: strade, filari, campagne, antiche e nuove case coloniche. Presto non se ne parlerà più, ma se non si prendono massicci provvedimenti, diverrà una triste consuetudine, nemmeno riconosciuta dall’attuale Governo, che non ha stanziato nulla per gli alluvionati, nella recente manovra economica.
A fronte dell’inesorabile declino mondiale della realtà fisica, tra deforestazione selvaggia, estinzione di specie animali, e prelievo feroce delle risorse minerarie, allo scopo di produrre smartphone sempre più avanzati, l’alternativa inevitabile, verso cui stiamo correndo, è la realtà virtuale o meglio, aumentata – termine che vorrebbe indicarne l’estrema valenza e positività. Ben presto, sostituirà la realtà fisica, sempre più degradata, creando un mondo in cui la forma delle percezioni sarà alterata per sempre.
Lo è già in fondo. Vedo ogni giorno i miei studenti, ma osservo anche le persone nei luoghi pubblici, giocare in continuazione, per ore intere, se non ci si oppone, ai videogiochi che propone la rete, oppure far scorrere velocemente sullo schermo, scrollare (scrolling) è il neologismo corrispondente, le immagini dei brevissimi video (reel), che propongono Tik Tok e Istagram, ma anche Facebook che, all’interno della sezione notizie, ha attivato uno spazio riassuntivo dei video presenti sui due social sopraccitati.
L’Anatopos è un senso di smarrimento del proprio luogo di appartenenza fisica e, come tale, è dato anche dall’omologazione, dall’appiattimento della cultura, dovuto all’estrema autoreferenzialità del fruitore medio dei social, convinto di poter intervenire, con competenze che non possiede, su ogni argomento, creando discussioni inutili, dove le differenze rafforzano soltanto una reciproca voglia di prevalere sull’altro.
Il risultato equivale al nulla. Milioni di parole inutili e vuote stagnano in rete, confondendosi con quelle dotate di senso, deprivandole di significato ed importanza sociale. L’immagine migliore che si può dare, è quella di un’enorme orchestra sinfonica, che dovrebbe eseguire la Nona di Beethoven, ma poiché è senza spartito alcuno, volendo comunque suonare, produce un frastuono, una cacofonia inenarrabile, in quanto ogni strumento suona per conto suo.
Lo stesso effetto produce il bombardamento eccessivo di informazioni da parte dei media, lasciando esterrefatto ed attonito il lettore/spettatore medio, incapace di scegliere, o comunque in grande difficoltà nel farlo, al punto che spesso si rifiuta di farlo, mantenendo così certezze errate e altamente personali e destabilizzanti per il vivere civile. Una modalità totalmente deleteria per la libera circolazione, e l’efficace diffusione, della cultura, intesa qui come stimolo all’arricchimento del libero pensiero.
Infine, anche le guerre atroci e senza senso alcuno, in Ucraina e nella striscia di Gaza, contribuiscono a creare la sensazione di spaesamento tipica dell’Anatopos. Creano un senso di minaccia per l’Umanità, più o meno percepito, capace di generare impotenza ed instabilità, anche a livello spaziale, fisico, capaci come sono di unire e disunire, allo stesso tempo, l’opinione pubblica mondiale. Scavano una trincea, si arroccano ormai nella Terra di nessuno, poiché denotano l’impotenza del singolo, e richiamano paure ancestrali, in grado di distruggere e delocalizzare per sempre, qualunque luogo.
In copertina: Blackhole (buco nero),Lorenzo Marini, Memphis 2023
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Stefano Agnelli
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