Sebastião Salgado racconta la sua “Amazonia”
La grande mostra alla Fabbrica del Vapore di Milano apre il 12 maggio
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11Sebastião Salgado racconta la sua “Amazonia”
La grande mostra alla Fabbrica del Vapore di Milano dal 12 maggio al 5 novembre 2023
Il 2 marzo, nella cornice della Sala Alessi a Palazzo Marino a Milano, ho partecipato alla conferenza stampa sulla grande mostra “Amazonia” di Sebastião Salgado, curata come sempre dalla moglie Lélia Wanik Salgado. La mostra è promossa e prodotta da Comune di Milano, dal centro culturale Fabbrica del Vapore e dall’agenzia Contrasto. “Amazonia” sarà visitabile presso La Fabbrica del Vapore di Milano dal 12 maggio al 5 novembre 2023.
Gli artisti sono così: se profondamente autentici sanno appassionarti quando ti raccontano quello che fanno e hanno fatto.
Salgado, folte sopracciglia bianche che si alzano e si muovono mentre parla, sguardo intenso, tono profondo, voce vibrante, nel racconto ti conduce alla radice del suo messaggio, alla motivazione che lo ha spinto a fotografare l’amazzonia con una passione la cui potenza ti avvolge e giunge nel profondo.
La mostra è il frutto di 7 anni di lavoro, 58 viaggi in Amazzonia, giorni e giorni passati con alcune tribù indigene.
L’esposizione sull’amazzonia di Milano è la più grande che hanno organizzato ad oggi. E’ estetica, pratica, fattiva e politica. È una mostra fatta di fotografie, video di voci dei leader indigeni a ha un filo conduttore che Salgado individua nella musica. Una traccia audio composta da Jean- Michel Jarre ispirata ai suoni autentici della foresta, come il fruscio degli alberi, il canto degli uccelli o il fragore dell’acqua che cade a picco dalle montagne.
“ Certe notti faccio un sogno fatto solo di suoni. Sento il frusciare delle foglie sotto i miei piedi scalzi, il fischiare leggero del vento sulla cima degli alberi, devono essere alberi alti, come di rado se ne vedono dalle nostre parti perché il fischio scende giù lentamente; poi lo scroscio di una cascata, immenso, qua e là il verso di qualche uccello, credo, di qualche animale”. Questo è l’incipit con cui inizia il romanzo che ho pubblicato nel 2019, la cui stesura è stata accompagnata dalle foto del libro “Genesi” di Sebastião Salgado ( quello sull’amazzonia non c’era ancora).
Potete immaginare la mia emozione quando alla conferenza stampa hanno proiettato il video con questi suoni. La dimensione dei suoni, la conoscenza che emerge dall’invisibile, che è altrettanto potente, mi ha guidato nella scrittura e, straordinariamente, nella mostra di Milano ci sarà una sezione dedicata a non vedenti con foto Touch e ci sarà anche un libro Touch. Salgado stesso ha ribadito che è la prima volta che realizzano una stampa di questo tipo proprio perché “ l’Amazzonia bisogna anche sentirla; è un ‘altro punto di vista, un salto radicale”.
“Questa mostra non vuole solo farci capire quanto sia fondamentale difendere l’ecosistema amazzonia, la su biodiversità e proteggerla da una deforestazione indiscriminata, ma è un richiamo a riconoscere che l’amazzonia ha una dimensione antropologica straordinaria, è un patrimonio culturale di rara importanza. In Amazzonia vive la preistoria dell’umanità e il suo futuro!” ha esclamato Salgado e poi ha continuato:” l’Amazzonia è uno spazio immenso, 9 milioni di metri quadrati, molti dei quali mai esplorati.”
In Amazzonia la dimensione del tempo è molto diversa da come la concepiamo. Ci vivono più di 120 tribù mai contattate. I primi segni di vita risalgono a 20000 anni fa, ben molto più antiche delle culture che studiamo a scuola risalenti a 7000 anni fa.
La mostra si sviluppa attorno a due temi: uno paesaggistico, panoramiche in cui tutta la bellezza e le innumerevoli forme di luce della foresta fuoriescono dal talento fotografico di Salgado e l’altro dedicato alle diverse popolazioni indigene.
Grazie a Salgado conosceremo gli Awà-Guajà che contano solo 450 membri o gli Yawanawà, che sul punto di sparire hanno ripreso il controllo delle proprie terre, o i Korubo fra le tribù con meno contatti esterni.
Nella mostra ci sarà anche una sala dedicata all’Instituo Terra, organizzazione no profit di Lélia e Sebastião Salgado, attraverso la quale stanno riforestando la foresta atlantica del Brasile. Un’organizzazione nata più di 20 anni fa e che, come afferma con grande forza volitiva Lélia Salgado: “ La foresta si può far ripartire!”.
Niente è ancora perduto, possiamo tutti insieme riportarla all’antico splendore ma c’è da fare un ultimo salto, quello dell’assunzione di responsabilità. Il capo indigeno Yanomami dichiara “ noi combatteremo per difenderla”.
“I cattivi siamo noi” afferma Salgado e comincia a raccontare la tecnica di deforestazione usata in Brasile con i bulldozer e i Caterpillar. I bulldozer aprono due strade parallele ferendo gli alberi nel mezzo, poi i due caterpillar legati da una grossa catena procedono parallelamente abbattendo gli alberi già feriti e disboscando quindi, a grande velocità, immensi spazi. Se la Caterpillar avesse deciso di non fornire più i pezzi di ricambio, se la finanza mettesse il naso nei progetti che finanzia, se noi ci chiedessimo da dove viene il legno che compriamo per fare le nostre case, e il cibo e la soia.. etc, forse oggi avremmo una consapevolezza diversa.
Giungere a Milano alla Fabbrica del Vapore, da vicino e da lontano, e lasciarsi sommergere dall’immensa bellezza del ventre primigenio del nostro pianeta, dal fascino degli sguardi che ti guardano diritto negli occhi dei giovani indigeni, dalle loro frangette appiattite sulla fronte; immergersi nei suoni, quelli della natura e quella dei compositori brasiliani che ci accompagneranno nel percorso e, perché no, dirigersi a occhi chiusi nella sezione dei non vedenti e sentirla con gli altri sensi questa nostra Pacha Mama, vederla dentro di noi, sentirla sulla nostra pelle come quando eravamo feti nel ventre di nostra madre, è un atto di coraggio, di bellezza e di avventura!
photo credit: Anna PItscheider, autore e regista www.pitscheider-studio.net
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Roberta Trucco
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Io l’ho vista a Roma al Maxxi a fine 2021, portentosa