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L’introspezione onirica dei War On Drugs

Il primo passo per affrontare i dubbi e le contraddizioni che popolano la mia quotidianità è mettere su un pezzo dall’atmosfera calda, avvolgente e in grado di alleviare quel momentaneo senso di smarrimento. Insomma, ci vuole una canzone che chiuda la porta della realtà e metta a nudo i miei pensieri.

Il più delle volte quella canzone è The Strangest Thing dei War On Drugs, il cui incipit somiglia per l’appunto all’ingresso in un’altra stanza, in un’altra dimensione. È come se quegli accordi iniziali fossero l’anticamera dell’introspezione e mi dicessero: “nei prossimi 6 minuti ci prenderemo cura di te, entra e raccontaci quello è successo”.

Ed è in quel momento che la voce sofferta e un po’ nasale di Adam Granduciel inizia a riflettere sulle sue scelte e sul suo futuro, domandandosi se “vivere nello spazio tra la bellezza e la sofferenza” sia l’unica costante delle nostre vite. A far da contraltare all’incertezza delle liriche di Granduciel ci sono dei fraseggi chitarristici robusti e armoniosi. Non c’è un ritornello, bensì un’alternanza irregolare, e a tratti onirica, tra le linee vocali e i soli strumentali.

Dentro The Strangest Thing c’è tutto ciò che ha reso i War On Drugs una delle band indie-rock più apprezzate dell’ultimo decennio: la voce biascicata à la Bob Dylan, il gusto melodico di Tom Petty e, soprattutto, il sound trascinante dello Springsteen di Born To Run e Darkness On The Edge Of Town. La sensazione che lascia dietro di sé è un mix di appagamento e irrequietezza con il quale continuerete a fare i conti, e che magari vi spingerà ad ascoltarla più e più volte, cullando i vostri dubbi fino a farli sembrare lontani, sfocati e intangibili.

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Paolo Moneti

Sono un pendolare incallito a cui piacciono un sacco le lingue straniere e i dialetti italiani. Tra un viaggio e l’altro passo il mio tempo a insegnare, a scrivere articoli e a parlare davanti a un microfono. Attualmente collaboro con Eleven Sports, Accordi & Spartiti, Periscopio e Web Radio Giardino.

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