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When the leaves all start to change and the air is cool
And I’m riding on the bus goin’ back to school
And the summer’s almost gone
Never seems to last too long
And the nights that were so inviting, now seem so cruel

Sì, l’ineluttabile mood autunnale è già qui, e arriva dall’Ohio. La voce gentile e un po’ nasale del cantautore Max Clarke, in arte Cut Worms, ci sussurra una dolcissima love song anni ’60 che sembra uscita dalla penna di Roy Orbison.

Il pezzo si intitola Living Inside, ed è la settima traccia dell’ultimo album dello stesso Cut Worms, pubblicato a metà luglio. L’album è un affascinante concentrato di musica popolare americana del secolo scorso: in appena 34 minuti Max Clarke veste i panni del cowboy solitario, del crooner in cerca di attenzioni e della pop-star underground. Lo fa con la leggerezza e la spontaneità di chi ama incondizionatamente il proprio lavoro e ne conosce a menadito ogni sfumatura.

Tuttavia, per far breccia sull’ascoltatore è sufficiente una melodia fresca, un arrangiamento lineare e un’innata capacità descrittiva, poiché il pezzo, così come il disco, cammina sulle sue gambe senza alcuno sforzo o guizzo in fase di produzione. Del resto, lo dice lo stesso Max Clarke: il suo è un pop essentialism. Essenziale, sì, ma non per questo povero o scontato.

Living Inside è tutt’altro che un semplice omaggio al passato; è un inaspettato tuffo al cuore, e fa venir voglia di chiudere gli occhi e tirare un po’ le somme di quest’estate, immaginandoci nuove e affascinanti opportunità all’orizzonte. Un modo piuttosto efficace per non farsi assalire dalla malinconia settembrina.

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Paolo Moneti

Sono un pendolare incallito a cui piacciono un sacco le lingue straniere e i dialetti italiani. Tra un viaggio e l’altro passo il mio tempo a insegnare, a scrivere articoli e a parlare davanti a un microfono. Attualmente collaboro con Eleven Sports, Accordi & Spartiti, Periscopio e Web Radio Giardino.

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