ACCORDI
Da North Shields a Ferrara: il percorso travagliato di Sam Fender
Da North Shields a Ferrara: il percorso travagliato di Sam Fender
I genitori si separano quando Sam Fender ha otto anni: la madre si trasferisce in Scozia, il padre e la sua nuova compagna si prendono cura di lui. Qualche anno più tardi, però, viene allontanato da quella casa per volontà della matrigna e trasloca dalla madre, che nel frattempo è tornata in Inghilterra, a North Shields. Sta di fatto che quest’ultima si ammala di fibromialgia e non riesce più a svolgere il suo lavoro di infermiera. Così, il diciassettenne Sam Fender, che già suona la chitarra e scrive pezzi propri, inizia a svolgere un paio di lavori con cui mette da parte un po’ di soldi per se stesso e per la madre.
Basterebbero queste righe per riassumere le liriche autobiografiche, e spesso tormentate, di Sam Fender. La pressione sociale, l’incertezza e la necessità di trovare il proprio posto nel mondo sono i temi ricorrenti del suo secondo album, Seventeen Going Under, trainato dall’entusiasmante title track e da un’atmosfera in chiaroscuro.
La seconda traccia, ad esempio, è una di quelle cavalcate springsteeniane degli anni ’80 in cui la E Street Band tira dritto fino alla fine, senza variazioni sul tema o improvvisi cambi di direzione. Un pezzo pop-rock che sembra scritto su misura per le voci di Ryan Adams e Brandon Flowers, in cui spicca l’affascinante contrasto tra la leggerezza della melodia e l’inquietudine del testo.
Dentro Getting Started ci sono la freschezza, la rabbia e la voglia di rivalsa dei vent’anni, nonché un sound schietto e trascinante. Insomma, la musica di Sam Fender va dritta al cuore dell’ascoltatore, e sarà un piacere ascoltarla qui a Ferrara, poiché a metà maggio il cantautore inglese farà da spalla all’artista che più di ogni altro l’ha ispirato – sì, è quel concerto lì, quello di cui si parla da circa un anno.

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Paolo Moneti
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
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