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Ma la storia dell’Enel non è la nostra storia

C’era una volta una canzone, una splendida canzone, una canzone – a volte succede – che parla di noi,  di ieri e di oggi, della storia di ognuno e di tutti. Una canzone che racconta l’ “Italia che resiste”,  L’Italia che, nonostante tutto, ha conservato la sua bellezza, l’Italia che sopravvive al dolore, alla fatica, alla corruzione, allo schifo che avanza.

Scrive e canta Francesco De Gregori:

La storia siamo noi

La storia siamo noi,
nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono “Tutti sono uguali,
tutti rubano alla stessa maniera”.
Ma è solo un modo per convincerti
a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perchè nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano.
La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.

Ecco invece l’ultimo lo spot 2024 “Enel, l’Italia nel mondo”.  Vi sarà sicuramente passato sotto gli occhi, visto che va in onda puntualmente prima, dopo e in mezzo alle partite degli Europei di calcio.  Se per caso ve lo siete perso, eccolo qui sotto:

Tralascio critiche ed obiezioni;  ho una inguaribile antipatia per le multinazionali, ma Enel è liberissima di farsi pubblicità. Ci mancherebbe. Quello che è insopportabile  è la confusione sulla storia: la storia di una azienda, la storia dell’Italia, la storia di ognuno di noi. Come se fossero la stessa cosa. La stessa storia.  E non si tratta di un equivoco, è una confusione voluta e perseguita: nelle immagini, nelle scritte, e soprattutto nella canzone scelta per accompagnare tutto il video.

Da Carosello in poi, gli spot pubblicitari (allora si chiamavano réclame) hanno sempre attinto alle canzonette come colonna sonora. Questa volta però Enel esagera, sceglie una canzone che racconta la nostra storia, la storia di tutti gli italiani, e la trasforma in un enfatico inno aziendale.
E’ una tristezza che Francesco De Gregori, per vecchiaia e per vil pecunia, abbia permesso questo scippo. Enel però, anche se sempre più potente e multinazionale, non può privatizzare la storia. E la storia di Enel non è la nostra storia.

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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