Lettera a Laura e ai politici maschi chiusi dentro a un vecchio guardaroba
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Lettera a Laura e ai politici maschi chiusi dentro a un vecchio guardaroba
Scrivo queste righe di getto e a titolo personale (e non in qualità di portavoce de La Comune di Ferrara) dopo aver letto una, due, tre volte la lettera di Laura Calafà [Lettera 14 dicembre 2023 Laura Calafà] per annunciare al Tavolo dell’Alternativa la sua scelta esplicita: “…di sottrarmi ad ogni discussione – reale o fittizia – sulle candidature a sindaco o sindaca”.
Un passaggio in particolare mi prende allo stomaco. Lo riconosco in tutta la sua profondità, la rabbia mescolata al senso di indignazione mi crea una sensazione fisica di malessere, di nausea. Scrive Laura: “Vi scrivo per confermare – direttamente e personalmente – che non sono disponibile a far parte di nessun ticket per l’elezione a sindaco. Evito la declinazione al femminile che oggi appare solo un formalismo ipocrita nella discussione in corso. Un ticket pensato con la donna come ancella…“.
Anche io eviterò la declinazione al femminile. Mi pare che qui ci sia il cuore della questione, quella che permea l’attuale sistema politico, con le sue regole novecentesche, i suoi teatrini, i suoi giochi che assomigliano di più ad un toto scommesse che ad un serio metodo politico, basato sui contenuti e su un reale desiderio di unità e di cambiamento della città. Di quale unità stiamo parlando, se dal giorno dopo la chiusura di un proto programma congiunto, il Tavolo in questione ha iniziato a litigare sul nome del candidato? Candidati eccellenti, di grande spessore, nella loro diversità, davvero civici, che dopo essere stati lusingati dai partiti, si sono visti buttare su un ring.
A loro non è stato richiesto nessun contributo alla stesura del programma (quello era già chiuso nelle sue declinazioni di massima), nessuna discussione in merito alle competenze legate al governo della città, alla capacità di creare e coordinare una squadra all’altezza delle grandi sfide della nostra epoca, al di là di destra e sinistra. Ed evidentemente non è stato accolto nemmeno il tentativo lanciato proprio da Laura pochi giorni fa, di parlarne insieme, candidati e tavolo, per trovare una soluzione.
Il basso livello dello scambio politico a cui abbiamo assistito, sgomenti, leggendo i giornali e dialogando con alcuni rappresentanti dei partiti, è stato tipicamente maschile, patriarcale si potrebbe affermare se di questi tempi il termine non fosse troppo abusato. “Chi ha più probabilità di battere il favorito Alan Fabbri?” Chi ha più palle, chi riesce a tenergli testa, chi alza la voce, chi ha più visibilità e forza. Purtroppo anche tanti amici e amiche mi hanno fatto lo stesso discorso, sottovoce: “Per battere la destra ci vogliono gli attributi”.
Ed è questo, di fatto, il metodo che ha portato due parti della coalizione di centro sinistra a battagliare per settimane sui giornali.
I criteri in campo per decidere il candidato? Un passaggio dal nazionale per verificare le linee dei partiti, la richiesta di sondaggi e primarie… Non una parola sui contenuti, e alla faccia dell’apertura alla società civile e ai cittadini e alle cittadine di questa città nella scrittura del programma.
Fin dalla sua costituzione, La Comune di Ferrara, ha lanciato una chiamata aperta a tutte le forze di opposizione: “Partiamo dal basso, andiamo tra la gente, chiamiamo la società civile, capiamo quali sono le persone migliori che abbiamo sul campo per proporre un credibile e concreto programma. E, alla fine, decidiamo, con un metodo partecipativo veramente, quale è la persona più adatta ad esercitare questa delicata e onerosa responsabilità di primo cittadino, al servizio della città.”
Tanti complimenti sul metodo de La Comune: franco, semplice, quasi ingenuo nella sua linearità. “Ma la politica è altro”, ci viene detto.
Nei fatti, nessuno (nemmeno i candidati a onor del vero) ha abbracciato con coraggio il metodo nuovo. I giochi hanno continuato a farsi nei corridoi e sugli spalti.
Apprezzo Laura che si è sottratta da questo meccanismo che odora di vecchio, come quando apri gli armadi nelle vecchie case disabitate e senti l’odore di naftalina mischiato alla polvere.
Un programma, per quanto interessante nei contenuti, se non viene accompagnato da un autentico desiderio di innovare i metodi di questa politica, non risulterà mai convincente.
Noi, ingenui come Heidi, continueremo a richiamare alla serietà e all’urgenza di innovare la politica. Ma questo esige un po’ di coraggio e di ingenuità, e il desiderio di volare alto e di assumere anche qualche rischio.
Se non ora quando?
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Anna Zonari
Commenti (4)
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Mi pare che nel ragionamento si nasconda un equivoco. La legge prevede l’elezione diretta dei sindaco e il programma è presentato dal candidato/a. Chi si pone l’obiettivo di rinnovare metodi e contenuti dovrebbe avere la capacità di individuare il canditato/a più disponibile ad ascoltare e ad integrare il proprio programma. I “politici”,infatti, nonostante la vulgata, non sono tutti uguali.
Proprio leggendo la lettera di Laura Calafa’, ritengo che La Comune abbia perso una grande occasione.
Buon lavoro
Pivono pietre, anzi macigni, sul picccolo Teatro del’Oppresso e sul grande Teatro Invisibile della politica ferrarese di centro-sinistra.
Chi ha preso in mano martello e scalpello per iniziare il lavoro di epigrafi incidendo su pietra tombale l’epitaffio congiunto della prof.ssa Laura Calafà come Sindaca e dei suoi sostenitori, passa tristemente il testimone a coloro cui spetterà il ruolo di becchini. Buon Lavoro.
Ringrazio l’amico Alberto Ronchi per la sua piccola lezione, che è poi la scoperta dell’acqua calda, visto che la legge per l’elezione del sindaco la conosciamo tutti. E’ vero che “il programma” si presenta a metà aprile, contestualmente alla presentazione della lista, ma, chiedo ad Alberto, fino ad allora i cittadini elettori devono restare muti e all’oscuro di tutto? Mi pare un’idea un po’ medievale, che non tiene conto delle nuove istanze emerse negli ultimi 3 decenni che chiedono e praticano la partecipazione attiva della cittadinanza. Si faceva così nel 900, ma per fortuna il Secolo Breve è finito. Lasciandosi dietro anche la crisi verticale dei partiti che, anche nel caso di Ferrara, si sono dimostrati irresponsabili , imbelli, ridicoli, incartandosi in un balletto infinito. Quanto ai candidati, anche loro saranno scelti ufficialmente il giorno in cui si presenteranno le liste. Da chi? Nel medioevo dal signorotto locale, per Macchiavelli dal Valentino, per Gramsci dal “Moderno Principe”, cioè dal Partito. Oggi, con l’eclissi, lo svuotamento, il marasma mentale del Partito (in Primis del PD) dovranno essere altri soggetti, dal basso naturalmente, a indicare con chiarezza le linee fondamentali di un programma innovativo e anche le persone disposte a fare un passo avanti, a offrire la propria passione e competenza, a lavorare nel nuovo governo cittadino. E’ quello che sta facendo, con crescente successo, “La Comune di Ferrara” e che anche Alberto Ronchi potrà constatare se vorrà partecipare alla II Tappa sabato 16 dicembre. Se non ora quando? caro Alberto.
IL metodo della Comune è il secondo apprezzabile tentativo di mettere insieme quella parte di cittadinanza che non si rassegna all’idea di una gestione politica che tanti danni ha fatto in passato e che oggi sono vieppiù amplificati. Dico secondo perchè, con nome diverso, c’era già stato un processo analogo anche alle precedenti elezioni, poi arenatosi proprio nella scelta del candidato/a. Purtroppo siamo schiavi di questa presunta democraticità che vuole il passaggio per il leader, e si sta tentando di imporlo anche a livello nazionale. La trovo una pratica inadeguata e pericolosa ma ora così è e occorre prenderne atto con atteggiamento pragmatico. C’è chi lavora nell’ombra e chi tenta di farlo alla luce del sole e non è atteggiamento imputabile solo ai partiti, l’ho constatato di persona. Non ho avuto il piacere di conoscere Laura Calafà, perchè semplicemente nella vita “politica” di questa città è apparsa come un flash, preceduta però da una lunga campagna di vecchie volpi che hanno cominciato a promuovere una candidatura femminile, a prescindere! E purtroppo quando il maschile promuove il femminile è sempre una fregatura. Credo che la professoressa se ne sia accorta un pò troppo tardi e ha battuto in ritirata. Peccato perchè chi ambisce a stare in politica per governare una città deve fare il callo e restare sul pezzo.