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20 maggio 1970: approvato lo Statuto dei Lavoratori
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20 maggio 1970: approvato lo Statuto dei Lavoratori
La legge n. 300 del 1970, conosciuta come Statuto dei Lavoratori, è una delle leggi più importanti nella storia del diritto del lavoro in Italia.
Fu approvata dal Parlamento italiano il 20 maggio 1970 e introdusse numerose tutele per i lavoratori, come la libertà sindacale, il divieto di licenziamenti discriminatori e l’istituzione dei Consigli di Fabbrica.
Il Partito Comunista Italiano (PCI), pur essendo storicamente il partito più vicino alle istanze dei lavoratori, non votò a favore della legge.
La ragione principale di questa scelta risiede nelle modalità di approvazione e nel contesto politico dell’epoca. In sostanza riteneva che le misure proposte nella legge fossero insufficienti per garantire una protezione adeguata ai lavoratori.
Sono gli “Anni di piombo”, con il PCI all’opposizione di un governo di centro-sinistra guidato dalla Democrazia Cristiana (DC). Votare a favore della legge avrebbe significato legittimare un’azione governativa che riteneva inadeguata e insufficiente rispetto alle loro richieste e ideali.
Per Enrico Berlinguer (Vice Segretario del Partito Comunista Italiano): “Lo Statuto dei Lavoratori rappresenta un passo avanti importante, ma insufficiente. Le nostre proposte, che includevano misure più incisive per la tutela dei lavoratori, non sono state accolte. Continueremo a lottare per una società più giusta e per la piena realizzazione dei diritti dei lavoratori.”
Soprattutto la non copertura della tutela dei lavoratori nelle aziende con meno di 15 dipendenti, era e rimane un nodo cruciale per la sinistra.
L’articolo 1 dello Statuto recita: “I lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione e delle norme della presente legge”
Il più importante articolo dello Statuto, almeno mediaticamente, rimane probabilmente l’art.18, ormai superato dal Jobs Act del governo Renzi e dalla riforma Fornero, che regolava la disciplina dei licenziamenti illegittimi e rappresentava una delle principali tutele per i lavoratori.
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Nicola Gemignani
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