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C’è grande povertà nel mondo: quella delle persone che non sono mai contente di nulla, quella di chi non sa né ridere né piangere, quella di coloro che non sanno dare nulla di sé agli altri. Poi c’è la povertà ancora più gelida: quella dovuta alla mancanza d’amore.
(Romano Battaglia)

 

 

POCO PRIMA CHE L’ALBA INCIAMPI
Può capitare se resti,
come la radice del silenzio
e la mano sul sogno sversato,
con il tempo che sfigura
nelle ferite sconosciute,
chiuse nei fori della pioggia
e mai venute fuori
neanche nei giorni
delle foglie concave.
L’anima è a disagio
quando la promessa
della cattiva sorte
giunge puntuale,
nella buona c’è una folla
di sconosciuti in festa
fino a quando la memoria torna
per il riconoscimento di ognuno.
A volte, il nome sui vetri brinati
è privo delle ultime lettere
che ci frugano il rimpianto,
poco prima che l’alba inciampi.
*
L’INCHINO DEL DISPIACERE

Se fossi il tuo ventre in attesa,
aspetterei la piegatura delle primule
prima di attraversare il deserto,
e c’è stato un tempo dove le madri
alla ruota, facevano la preghiera
con i piedi bagnati nel sangue rotto,
ora però la vista si è affievolita
e di notte cerca forza nei pezzi di ferro
poggiati sul cuscino, e non farci caso
se ti sei già perso tra queste parole,
a volte la notte più lunga passa
come il viaggio da fermo
con il posto davanti al finestrino.
Pensa, c’è chi ha visto la ruggine
ballare con il ferro più esperto,
e noi al di fuori nel silenzio
viviamo l’equilibrio degli scarti.
Oggi non scriverò nulla
e non dovrai riconoscermi.

 

 

GLI INCOMPLETI DI PENA

Non si può dimenticare
chi non si conosce,
ma voi che siete così bravi
ad apprezzare chi afferma
di sapere come soffre la parola
quando si sveste tra altri corpi nudi
che sono nudi da tanta pelle,
ditemi in quale margine
si sta bene al centro
così da replicare la distrazione
dovuta agli incompleti di pena,
e ditemi anche come si può spiegare
la mimesi del bene a chi
deve abituarsi ai prestiti del tepore
di breve durata.
E ditemi ancora come ci si può
dolere di un’altra speranza,
nell’attesa che un livido di luce
venga a cercarmi.

 

 

LA QUINTA STAGIONE

La carne salta i giorni,
e in un vassoio le muffe
distraggono la leggerezza
delle letture lasciate a metà,
la rivista servita a raccogliere
le mele in offerta.
Il disordine va oltre le pareti
e non viene più nessuno da tempo,
quando si muore a scaglie
è da molto prima
che ci si deve allontanare.
Se ricordi una frase, scrivila in fretta
prima che le tasche proiettino
la trama dei pezzi di cibo
caduti di nascosto,
una vergogna simile alla quinta stagione.
Farà ancora giorno
e d’intonaco cadrà il cielo,
qualcuno porterà via le ultime cose.

 

 

L’ORA D’ARIA

L’attesa deturpata del volto dei belli
è come la lingua muta dei poeti,
sempre sulla soglia
tra il presente e il nulla,
paziente nel forgiare l’alba
di un universo sbrigativo
nelle sue pendenze.
Tra noi e la recita c’è un pessimo impresario
con poca gratitudine quando ci mordiamo
i dispiaceri con consumata maestria.
Basterebbe spogliarsi dall’asfissia
del già tutto previsto,
ignoto come la regola del retro delle cose,
e frequentare poco il bel giardino
orlato di sterpi
per guarire ammalandosi di comprensione,
per aspettare maggio e la sua piaga
del buono per diletto, solitario nostro
a specchio d’acqua che sembrano liquami,
ma sono solo secchi rami di compagnia
all’ora d’aria,
la prigione è fuori.

 

 

 

A due anni dalla precedente uscita della raccolta poetica “Verranno a perderci in trionfo“, Francesco D’Angiò dà alle stampe la sua terza raccolta di poesie “L’equilibrio degli scarti”, G.C.L. Edizioni, marzo 2024, con una preziosa nota di lettura di Alfonso Guida. Tra le tante liriche di pregio e profonde, ne ho scelte alcune, ripromettendomi di ritornarci sopra quanto prima.

Francesco D’Angiò è nato a San Vitaliano (Na) nel 1968, sposato e residente a Matera. Nell’ottobre 2020 pubblica per la casa editrice Planet Book il romanzo dal titolo Lo sconosciuto. Nel 2021 ha pubblicato il primo libro di poesie Clessidre orizzontali, Edizioni Tripla EEE. Ad ottobre 2022 viene pubblicata anche una raccolta di due racconti dal titolo “Siamo tutti normali“, Dialoghi Edizioni. Nella rubrica “Parole a Capo”, sono state pubblicate poesie di D’Angiò il 15 luglio 2021 e il 23 giugno 2022.
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.

 

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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