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Ferrara film corto festival

Ferrara film corto festival


“La visione delle donne per trasformare Ferrara in una città delle pari opportunità”
incontro pubblico: Giovedì 3 ottobre alle ore 17

“Ferrara, le donne e la città” – Progetto di trasformazione urbana di Ferrara dal punto di vista delle donne.

Bozza di Lavoro

Visione 

C’è bisogno di un pensiero alternativo e inedito sulla città e gli spazi.“ Si fa urgente una domanda di pensiero e di visioni nuove che mettano al centro le relazioni umane, i nessi tra le cose, il senso, l’immateriale, le connessioni tra saperi e discipline, gli ecosistemi, le reti, la biologia, i sensi” ( Elena Granata).

L’emergenza climatica e la crisi ecologica e sociale in atto ci richiedono di reimmaginare le città. II modello attuale, basato sui valori immobiliari e sulle strutture produttive del secolo scorso, mostra limiti invalicabili. Per cambiare modello è indispensabile creare le condizioni per un’alternativa di giustizia sociale ed ecologica intrecciando il contrasto alla  crisi climatica con l’equità e la lotta alle diseguaglianze.

Se l’urgenza, per una città più vivibile, è quella di ridurre ed eliminare le emissioni di gas serra, sappiamo che ciò sarà possibile solo tramite un processo sistemico che modifichi grandemente il nostro modo di produrre, consumare, abitare, instaurare relazioni sociali. Per farlo dobbiamo ripensare i sistemi nel loro insieme, abbandonando la visione del mondo solo economica liberista che governa le aree urbane  per passare a una visione ecologica, in grado di collegare le complesse dinamiche della vita quotidiana con la tutela dei beni comuni ( aria, acqua, suolo) e la garanzia dei servizi ai cittadini ( educazione, sanità, trasporti).

Lo sguardo delle donne sulla città può dare un grande contributo a cambiare il pensiero sulla città stessa e immaginare  nuovi modi di vivere insieme.

Le donne infatti vivono ancora la città con una serie di barriere fisiche, sociali, economiche e simboliche che modellano la loro vita quotidiana: partendo da queste esperienze, elaborando una riflessione sulla città a misura di donna, si può ripensare la città nei suoi spazi e nelle dinamiche sociali affinchè diventino accoglienti e vivibili per tutte e tutti, ritessendo legami sociali e innescando la transizione ecologica. “La città che va bene alle donne è una città che va bene per tutti” (Dalia Bighinati)  “Le donne possono dare un contributo determinante a immaginare un nuovo modello di convivenza urbana, con la forza delle loro idee, con i loro bisogni e desideri, mettendo a nudo quello che non funziona e che potrebbe cambiare, rivelando le asimmetrie nella ripartizione del potere  e delle responsabilità” ( Elena Granata).

Come ripensare la città in senso femminista ( da un articolo di Federica Meta in The good in town): Non si tratta però di rimpiazzare i cittadini medi maschi con donne che hanno più o meno gli stessi privilegi: si tratta di capire chi sia stato escluso dal processo di costruzione e sviluppo delle città. Di interrogarsi su chi sia la persona che gli amministratori si immaginano vivere quegli spazi. “Oltre che al genere, bisogna guardare anche a tutti gli altri sistemi di oppressione, come il razzismo e l’abilismo, ascoltando per esempio le voci e le esperienze di donne immigrate, donne con disabilità, madri single o senzatetto”, puntualizza Kern nel libro “La città femminista. La lotta per lo spazio in un mondo disegnato da uomini”. La città femminista è quella in cui le barriere, fisiche e sociali, vengono smantellate e tutti i corpi sono accolti e ospitati allo stesso modo. Una città che mette al centro l’assistenza, non perché questa debba rimanere un lavoro esclusivamente da donne, ma perché la città ha il potenziale per ripartirla in modo più uniforme. “La città femminista deve prendere spunto dagli strumenti creativi che le donne hanno sempre utilizzato per sostenersi a vicenda e trovare modalità per ricreare quel supporto all’interno del tessuto urbano stesso”, avverte Kern.

“L’urbanistica femminista intende facilitare quei compiti che sono stati tradizionalmente assegnati alle donne, ovvero quelli legati alla riproduzione della vita e all’assistenza, e che nel tempo non sono stati tenuti in considerazione dalle politiche pubbliche perché slegati dall’ambito della produzione, ovvero prendersi cura di bambini e anziani, accudire la famiglia e assistere persone in condizione di vulnerabilità. Il femminismo applicato all’urbanistica mira a non perpetuare i ruoli assegnati, perché quei ruoli, così come le disuguaglianze che da essi derivano, sono stati costruiti ed è necessario realizzare azioni concrete per ottenere la parità di genere, azioni che interessino anche la pianificazione urbana. Le differenze di genere non devono implicare disuguaglianze nel diritto a vivere la città.” (Zaida Muxi Martinez)

Negli ultimi anni sempre più città hanno iniziato a ripensare l’urbanistica in senso femminista, creando spazi pubblici e infrastrutture che tengano in considerazione le esigenze e le prospettive delle donne e del genere: mettendo al centro le persone, a partire dalle donne, l’urbanistica femminista, prima di tutto elimina ciò che crea ostacoli  nella fruizione degli spazi, ma anche disuguaglianze nel lavoro e nelle attività di cura. Quindi si adopera per mettere a disposizione luoghi aperti agli stili di vita e alle legittime aspirazioni della popolazione femminile, nelle sue diverse componenti. 

A Vienna, a Lisbona, ad Amsterdam, a Bilbao e molte altre città sono stati così realizzati interventi che soddisfacendo i bisogni e i diritti delle donne hanno contribuito grandemente a contrastare l’emergenza climatica attivando percorsi di transizione ecologica: sono stati realizzati interventi di potenziamento del trasporto pubblico, sono state aumentate le isole pedonali, le zone a traffico limitato e le piste ciclabili, allargati i marciapiedi, aumentate le panchine e i bagni pubblici, incrementato il verde di parchi e giardini, implementati i luoghi di aggregazione e incontro in spazi pubblici, sono stati ripensati i tempi della città e riorganizzati i servizi pubblici. Tutti Interventi diversificati che, partendo dalle esigenze concrete delle donne, hanno prodotto una migliore inclusione sociale e un  miglioramento della qualità dell’ambiente e della vita per tutti.  

Gruppo di lavoro 

Il Gruppo di lavoro, che si è costituito alcuni mesi fa a Ferrara e che si è dato il nome “Ferrara, le donne e la città”, intende seguire l’esperienza di altre comunità che già hanno avviato con successo un processo di trasformazione, secondo l’ottica dell’urbanistica femminista, non solo fisico, ma anche mentale, del modo di vivere la città.

Si è costituito all’interno del Forum Ferrara Partecipata e in occasione delle recenti elezioni amministrative ha sottoposto all’attenzione dei cittadini e dei politici la necessità di confrontarsi su una visione di città futura che ponga al centro lo sguardo delle donne per un nuovo modello di convivenza e di progettazione urbana.  Vedi l’incontro pubblico che abbiamo organizzato l’8/5/24  “Cambiare la città per cambiare il mondo. Le donne al centro della pianificazione urbana per nuovi modelli di convivenza” con l’urbanista Elena Granata.

Intende  allargarsi a chiunque condivida il progetto e voglia farsi parte attiva. Già ora sono entrate a far parte del gruppo rappresentanti di associazioni di donne che già hanno esperienze e contatti sul territorio ( FareDiritti ) e  docenti universitarie con competenza in materia. 

Abbiamo delineato un programma di lavoro che veda prima di tutto l’individuazione di un obiettivo e di conseguenza il metodo e le azioni/strumenti per raggiungerlo. Proviamo di seguito a sintetizzarlo:

Obiettivo

L’obiettivo, che speriamo di raggiungere fra circa un anno, è quello di presentare all’amministrazione locale e ai media un documento con le richieste di modifiche della città, sulla base dell’analisi critica delle stesse donne.

Metodo

Il metodo che ci proponiamo di seguire è quello del confronto e della partecipazione. Confronto di idee, esperienze, approfondimenti tra gruppi di donne il più possibile eterogenee partendo dall’analisi dell’attuale, “quello che manca oggi”. 

Confronti tra diverse esperienze e conoscenze che inneschino un processo di crescita ed “empowerment” già strada facendo. 

Azioni / strumenti

Con quali azioni/strumenti intendiamo farci conoscere e di conseguenza conoscere i limiti, gli ostacoli nel vivere la città che le donne affrontano quotidianamente a Ferrara e le soluzioni che le stesse vorrebbero proporre? Elenchiamo in modo schematico:

Incontri con le donne della città, formali e informali, nei centri di aggregazione, nei giardini pubblici, nelle biblioteche di quartiere, nei centri anziani, davanti alle scuole, in occasione di eventi pubblici di vario tipo… per  lo scambio di conoscenze ed esperienze che ci riproponiamo.

Passeggiate lungo la città, individuando i punti critici che rendono le nostre azioni quotidiane difficili e frustranti. Queste passeggiate nel contempo costituiscono momenti di incontro/confronto con le altre donne: c’è uno scambio di impressioni e di consapevolezza che le difficoltà del vivere quotidiano non sono un loro limite, ma la conseguenza di privazioni dei loro diritti.

Interviste alle donne residenti, con poche domande mirate per raccogliere dati, informazioni, necessità, vissuti e proposte di soluzione ai bisogni soggettivi.

Incontri pubblici di approfondimento con esperte: architette, urbaniste, sociologhe, giuriste, attiviste di movimenti e associazioni di città che stanno lavorando su queste tematiche. 

Lavoro di ricerca di testi, testimonianze, di esperienze in altri contesti.

Spettacoli, video

Forum Ferrara Partecipata

Ferrara film corto festival

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dal 23 al 26 ottobre 2024
Quattro giorni di eventi internazionali dedicati al cinema indipendente, alle opere prime, all’innovazione e ai corti a tematica ambientale.

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FORUM FERRARA PARTECIPATA

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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