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Accordi. Quel Fantastic Negrito

Xavier Amin Dphrepaulezz è il vero nome di Fantastic Negrito e Fantastic Negrito è lo pseudonimo di un ottimo cantautore e musicista, nato a Oackland 56 anni fa.

Sono stato al suo concerto alla Delizia Estense di Benvignante, organizzato nell’ambito della rassegna Ferrara Sotto le Stelle, e mi sono proprio ricaricato. In una location davvero bella, lui e il suo gruppo hanno offerto uno spettacolo sorprendente, strepitoso, potentissimo, addirittura terapeutico.

Avevo ascoltato Fantastic Negrito l’anno scorso, per la prima volta, in apertura del concerto di Bruce Springsteen e mi aveva colpito molto per l’inesauribile energia musicale e l’emozionante intensità interpretativa. Da allora ho ascoltato tutti i suoi dischi, che ho trovato notevoli; fra l’altro, tre di questi [1] hanno vinto un importantissimo riconoscimento quale il Grammy Award come miglior album di blues contemporaneo.

Fantastic Negrito canta soprattutto del razzismo, della schiavitù, delle relazioni interrazziali, del capitalismo e dei danni che produce; riesce a farlo in modo originale trasformando la rabbia in ritmi coinvolgenti e travolgenti, contagiosi e luminosi, audaci e vivaci, liquidi e solidi.

Nell’album White Jesus Black Problems del 2022, interpretato in versione acustica nel recente Grandfather Courage, ha scelto di raccontare la storia dei suoi bisnonni: lui schiavo afroamericano e lei serva scozzese. A questo proposito, la rivista Rock n’ Load ha descritto i testi di questo disco come “un inno alla duratura resilienza della nostra umanità condivisa“.

L’originalissima valanga musicale generata da lui e dai quattro musicisti sul palco di Benvignante ha investito piacevolmente il pubblico presente con i suoi evidenti riferimenti alla black music: da Robert Johnson a George Clinton, da Leadbelly a James Brown, da Robert Johnson a Jimi Hendrix, da Marvin Gaye a Sly Stone.

Due ore di carica pazzesca intervallate da inviti alla libertà gridati forte: Break the chains (Spezzate le catene), Don’t let the computers handle men (Non lasciate che i computer gestiscano gli uomini) e Only the dreamers survive (Solo i sognatori sopravvivono).

Xavier, dopo aver interpretato brani del suo repertorio passato, ed anticipato alcuni del lavoro in uscita, ha concesso diversi bis senza assolutamente perdere di intensità. Infine ha ringraziato, in maniera sincera e sentita, il pubblico e il nostro “paese di grande cultura”, che lui dimostra di amare tornando spesso ad esibirsi in Italia.

“Per chi l’ha visto, per chi non c’era e per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera[2] c’è possibilità di recuperare, andandolo a vedere dal vivo: ci sono ancora alcune date italiane ed altre europee; altrimenti tocca aspettare di sentirlo a settembre quando uscirà il suo prossimo lavoro, anticipato da Undefeated eyes, il nuovo singolo con la partecipazione di Sting.

Di fronte a tutto il “rumore” assordante di questa “summer” ferrarese, allontanarsi un po’ dalla città per ascoltare, “sotto le stelle”, un bravo artista in continua evoluzione creativa come lui, non può che far bene al corpo, allo spirito e anche al morale.

Note:

[1] The Last Days of Oakland (2016), Please Don’t Be Dead (2018) e Have You Lost Your Mind Yet (2020).
[2] La mia banda suona il rock di Ivano Fossati

Cover e foto nel testo di Mauro Presini

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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