È incredibile, sembrava non dovesse mai succedere ma alla fine è successo: anche questi mondiali sono finiti.
Ma suvvia, non divaghiamo.
Perché anche se fra poco sarà già – di nuovo – ora di pallone, adesso è ora di vacanze.
Come sempre, però, per me: non è mai ora di vacanze.
Conosco persone che nella mia posizione si potrebbero sentire afflitte, private della propria dignità di esseri umani, vicine al suicidio o pronte ad abbracciare la lotta armata.
Tuttavia, queste persone, purtroppo: non abbracciano mai la lotta armata.
Ma suvvia, non divaghiamo.
Esprimiamo piuttosto vicinanza a costoro, persone fisiche che hanno come tutti – me per primo – dei problemi.
E io, dei miei problemi: me ne fregio.
Le vacanze, invece – come sempre – non le prenderò in considerazione.
Resterò qui, a godermi il caldo e il nulla, i diversi rumori della strada, le diverse sfumature del mio scancherare pallido e accorto, le birre che diventano calde 5 minuti, il mio basilico che diventa un ometto e la sala prove che non chiude per ferie.
So che può sembrare una prospettiva noiosa ma ognuno decide le proprie priorità secondo i propri criteri, purtroppo.
Eviterò dunque di esprimere ulteriori giudizi, limitandomi comunque a rimembrare una massima a me sempre molto cara: you’re so bored cuz you’re boring.
A questo punto via col pezzo – molto a tema – della settimana e ci vediamo presto, torno a fare le mie cose.
You Nought Me (Flipper, 1984)
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