Oggi a Bologna, in occasione della sesta Conferenza sul Piano d’azione regionale per la popolazione anziana, fatto il punto sui bisogni e le politiche messe in campo.
Bologna – Sono oltre un milione i cittadini con più di 65 anni residenti in Emilia-Romagna, di cui quasi 570mila over 75enni. Una quota importante della popolazione (23,4%), che le stime demografiche danno in costante aumento. Analizzare i loro bisogni, contribuire alla realizzazione di misure concrete affinché l’allungamento della vita si accompagni al miglioramento delle condizioni di salute, a stili di vita sani, al benessere sociale e ambientale sono gli obiettivi del Piano d’azione regionale per la popolazione anziana (Par).
Se ne è parlato oggi a Bologna durante la sesta Conferenza Par, organizzata ogni anno dalla Regione e rivoltaprincipalmente ad amministratori, operatori sociali, sindacati, organizzazioni del Terzo settore e del volontariato, per fare il punto sulle politiche regionali rivolte agli anziani; un appuntamento a cui hanno preso parteil presidente Stefano Bonaccini, la vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, e l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi.
Gli interventi messi in campo per la terza età
Tra i bisogni essenziali della “terza età” si confermano la conservazione dell’autonomia, la necessità di rivestire ancora un ruolo all’interno della comunità, il mantenimento dei rapporti familiari. Ma anche la richiesta di ulteriore rafforzamento dei servizi sociali e sanitari, assistenza in caso di non autosufficienza, offerta di attività culturali e sportive, soluzioni urbanistiche e per la mobilità specificatamente pensate per questa fascia d’età. Numerosi gli interventi messi in campo dalla Regione per giocare d’anticipo sulla salute, l’assistenza e il contrasto all’isolamento relazionale e fisico: a partire dalla rete di servizi socio-sanitari, residenziali e semiresidenziali e quelli di natura assistenziale ed economica mirati al mantenimento al domicilio degli anziani non autosufficienti, al cui sviluppo concorre il Fondo regionale per la non autosufficienza (oltre 500 milioni di euro investiti nel 2017, comprese le risorse nazionali e quelle destinate al fondo “Dopo di noi”). Poi, il potenziamento delle Case della salute e i progetti di telemedicina, soprattutto nella gestione di patologie croniche, basati su un sistema di telecomunicazione che collega il domicilio dell’anziano con una centrale operativa in grado di seguirlo e di attivare gli interventi e i servizi in caso di richiesta di intervento. Un’altra voce significativa riguarda l’abbattimento delle barriere architettoniche a favore di disabili e anziani, per cui sono stati investiti, attraverso uno specifico Fondo regionale, più di 5 milioni e 500mila euro nel triennio 2015-2017.
L’Emilia-Romagna, inoltre, è una delle poche Regioni ad avere avviato, già dal 1999, un progetto demenze, che coinvolge diversi soggetti tra Ausl, Aziende ospedaliere, Comuni, associazioni dei familiari e del volontariato per offrire ai malati assistenza sanitaria, sociale e socio-sanitara. In regione si contano 13 Nuclei residenziali dedicati, con 187 posti letto complessivi, e 9 Centri diurni, per 150 posti. E ancora: sessanta gruppi di sostegno e auto-aiuto per favorire la socializzazione e il mantenimento delle capacità residue nei pazienti; più di 15mila consulenze specialistiche e 345corsi di formazione e informazione per i familiari. Attivi, in tutta la regione, 50 CaffèAlzheimer.
La ricerca “Anziani e Città”
La ricerca “Anziani e Città” – realizzata dal servizio regionale Qualità urbana in collaborazione con l’Università di Ferrara e presentata nel corso del convegno – ha evidenziato l’esigenza di rendere i centri abitati sempre più a misura d’anziano. In futuro occorrerà quindi puntare sulla collocazione dei presidi sanitari e assistenziali nelle zone più facilmente raggiungibili, su mezzi di trasporto pubblico sempre più adatti a chi ha problemi di mobilità, sul potenziamento di servizi come bagni pubblici e panchine, su marciapiedi e attraversamenti sicuri, sull’illuminazione delle strade.
I numeri della terza età in Emilia-Romagna
Secondo i dati demografici forniti dal Servizio statistica della Regione Emilia-Romagna, l’indice di vecchiaia (che misura il numero di anziani presenti in una popolazione ogni 100 giovani e permette di valutare il livello d’invecchiamento degli abitanti di un territorio) a gennaio 2017 era 177,5 (era 168 del 2012). Al 1^ gennaio 2017 gli anziani (con almeno 65 anni) residenti in Emilia-Romagna superano il milione, pari al 23,4% del totale della popolazione regionale (4,5 milioni). In particolare la fascia dei “grandi anziani” è rappresentata dagli ultra 75enni (219.701), che incidono per il 4,8 % sulla popolazione generale e dagli ultra 80enni che sono 346.275. La componente femminile, costituita da 600.108 donne (456.792 gli uomini), aumenta con l’età (52,7% tra i 65-69 anni fino al 63% tra le persone con più di ottant’anni).
Gli scenari demografici per i prossimi vent’anni
Nell’ipotesi che i comportamenti demografici restino più o meno quelli attuali, nel periodo 2015-2035 si prevede una sostanziale stabilità della popolazione complessiva dell’Emilia-Romagna. A cambiare in modo significativo sarà invece la composizione per età. Infatti, le previsioni demografiche indicano nei prossimi vent’anni una crescita complessiva della popolazione anziana (65 e oltre) di circa il 28,4% e in Emilia-Romagna si stima che i cittadini di età maggiore o uguale 65 anni possano contare su un’aspettativa di vita in buona salute di circa 10 anni.
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