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@SCART a Brera

Recuperando, si p anche dare vita a nuova energia: dai rifiuti si può “creare”, plasmare materia che (ri)torna a nuova vita.

Si scrive molto, poi, di economia circolare, se ne parla su tutti i tavoli più importanti, in un mondo dove un’economia basata sui consumi e un benessere diffuso legato al consumare “facile” ha portato ad un’emergenza socio-ambientale che è ormai di fronte a noi ogni giorno, quella dei rifiuti. Un modello non più sostenibile, quello del Prendi-Produci-Getta (Take-Make-Dispose), che sembra poter essere sostituito, grazie anche a una crescente sensibilità dell’homo consumens, per usare un’espressione di Zygmunt Bauman, dal Riduci-Riusa-Ricicla (Reuse-Reduce-Recycle). E qui l’economia circolare può creare un modello di sviluppo nuovo, proficuo, in quanto riduce gli sprechi. In uno scenario in cui anche i rifiuti si trasformano da problema a risorsa.

Uno studio della Ellen McArthur Foundation (centro di ricerca sull’economia circolare) ha evidenziato come, solo in Europa, tale economia possa generare un beneficio economico da 1.800 miliardi di euro entro il 2030, dare una spinta al PIL di circa 7 punti percentuali addizionali, creare nuovi posti di lavoro e incrementare del 3% la produttività annua delle risorse. Il rifiuto è diventato simbolo dei nostri tempi nelle cose e spesso nelle persone (anche Papa Francesco ha parlato della “cultura dello scarto”) e in quanto fenomeno negativo di per sé va fronteggiato. Di fronte al ciò che non è più utile va abbandonato non si può restare spettatori ma bisogna divenire attori, ormai nemmeno più tanto per pura scelta. La vita e la cultura contadine non prevedevano il rifiuto. Perché quindi non riflettere sulla bontà di quel passato e di quei modelli? Di quei tempi più lenti e riflessivi?

Se riutilizzare (usare un oggetto che non è ancora diventato rifiuto) e riciclare (recuperare e riusare materiali di scarto e di rifiuto al fine di dare una seconda vita, uguale alla precedente o diversa, a oggetti o prodotti) si può, anche l’arte fa la sua parte.

Nel lontano 2011, avevo intravvisto una mostra a Palazzo Guidobono a Tortona, Waste – I rifiuti tra sostenibilità e arte, dove venivano esposte oltre cinquanta opere tra dipinti, sculture, opere performative e installazioni che riflettevano sulla ritrovata armonia tra uso e riciclo, tra sviluppo e sostenibilità, tra etica ed estetica, tra quotidiano e futuro. L’arte, con la sua poetica, riesce ad anticipare istanze sociali e di pensiero talora in nuce e dimostra che quando non si butta via nulla si possono fare miracoli. Anche la più piccola parte di un oggetto, quella infinitesimale, quella che pare inutile e non utilizzabile, alla fine può avere una sua ragione, un suo spazio e un suo ruolo. Può ritornare a nuova vita.

Team di Recycle Art

Ci aveva anche pensato un gruppo di artisti tedeschi, con Recycle Art, recuperando, inizialmente, tutti i componenti provenienti dalle carcasse di auto o motociclette per saldarli tra loro e creare sculture originali e uniche. Con un’attenzione maniacale per il dettaglio unita a una fervida e unica creatività, il team aveva creato autentici capolavori: un meraviglioso mondo di sculture, le cui dimensioni spaziano tra pochi centimetri e una decina di metri, fatto di fiori, animali, personaggi di fantasia, oggetti e complementi d’arredo, collocabili in una grande varietà di ambienti. Tanta creatività e bellezza al servizio del riuso.

Federico Uribe

Avevo scoperto anche un artista colombiano, un genio che trasforma rifiuti in animali, Federico Uribe, classe 1962, con il progetto Animal Farm, dove una mucca nasce dalle suole di vecchie scarpe da ginnastica, un asino riprende vita dai consumati tappi di sughero e un cane dalle mollette scolorite dalla luce del sole. L’arte dal riciclo di Uribe nasce dai suoi ricordi d’infanzia, trascorsa nella fattoria di famiglia in un villaggio vicino Bogotá. La vita in campagna ha creato in lui una particolare sensibilità per il mondo naturale, per gli animali e le creature che ci circondano, amore che l’artista riversa nelle sue sculture di rifiuti, straordinariamente dettagliate e coinvolgenti. Una rilettura del rapporto Uomo-Natura. Oggi sul suo sito si può esplorare anche la barriera corallina di plastica….

Bordalo II, Waste art fauna

Avete poi mai visto Bordalo II, l’artista portoghese, classe 1987, che crea, ricrea, assembla idee con materiale alla fine della loro storia, e prova ad infondergliene una nuova, che mira allo sviluppo della diffusione di coscienza sostenibile e del rispetto per la natura?

Anche il progetto, oggi marchio, promosso dal Gruppo Hera, SCART il lato bello e utile del rifiuto, presenta come frammenti di realtà invitino a ripensare i rifiuti.

Un percorso iniziato ormai da vent’anni e che continua oggi, con successo, con oltre 3300 artisti, designer e architetti coinvolti. Un homo faber che ritrova l’armonia tra uso e riciclo, tra sviluppo e sostenibilità, tra etica ed estetica, tra realtà e finzione, tra oggi e domani. Là dove un materiale inedito diventa spunto e nuova forma di espressione artistica e di utile comunicazione sociale. Con i rifiuti si sono interpretati contesti, ambienti e sfide sempre nuove, collaborando con artisti e studenti delle Accademie di Belle Arti come quelle di Bologna e Firenze, abili e capaci di lavorare su materiali di scarto per ricavarne opere d’arte dalle forme e dimensioni più svariate.

Le ultime mostre, di dicembre 2021, hanno visto come protagonisti l’albero di Natale di Pisa, costruito con la Fondazione Pisa, con il supporto di tanti ragazzi delle scuole secondarie di primo grado della città e Dante, a Peccioli, in provincia di Pisa.

Finzione-realtà. Opere di confine. Un bell’esperimento che riporta la bellezza, che trionfa sempre, al centro, che ricerca e ritrova un equilibrio perduto: l’arte di ricomporre il reale cercandone il futuro. Magia del divenire.

Immagine in evidenza a Parigi La Defense, 2021, tratta dalla pagina Facebook di Bordalo II

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it