È finalmente iniziata una nuova settimana, una settimana che – si spera – fornirà maggiore varietà alla nostra fame di notizie.
Qualcosa, forse, si muove già.
Come ogni buon sincero democratico però, ammetto di essere molto rattristato dalla scomparsa del mitico Colin Powell.
Colin Powell è un uomo che ha segnato la mia infanzia e la mia adolescenza e (purtroppo) pure quella di tanti altri.
Ad ogni modo: è stato un grande sognatore.
La sua idea utopistica di democrazia da asporto lo lancia dritto dritto nell’Olimpo dei più grandi visionari di sempre.
La sua performance con le fialette poi lo immortala per sempre come un uomo in grado di dare alla realtà la propria forma e immagine, una specie di mutazione psichedelica di quella vecchia réclame: scolpisci i tuoi capelli come vuoi tu.
Colin Powell però non aveva tempo di pensare ai capelli, era troppo occupato a cambiare il mondo.
Possiamo certamente dire che il sig. Powell non ha sprecato il proprio tempo: lo abbiamo visto anche quest’estate in Afghanistan.
La democrazia in fondo è così, va e viene, funziona e non funziona, import/export nei secoli dei secoli e per l’eternità.
Eternità in cui anche Colin Powell resterà per sempre ammantato in un caldissimo abbraccio, caldo e aureo come la sabbia dell’Iraq che probabilmente era all’interno di quella fialetta quella volta.
Buona settimana a tutti.
Eyes of a dreamer (Charles Manson, 1970)
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