Vulandra
racconto di Patrizia Benetti
Agostino costruisce aquiloni e li fa volare. Non è affatto facile. Ne perse uno in mare. Si ruppe il cavo. Troppo debole. Fu un vero dispiacere.
Ma il ragazzo rimediò all’errore. Ne fece un altro e un altro ancora e pian piano s’impratichì.
Agostino regge un filo tra le mani. Il vento dispettoso tenta di trascinarlo via,
ma le braccia del ragazzo sono forti e non intende cedere.
“Vuoi che ti aiuti?”, chiede il padre.
“No. Ce la faccio da solo”, risponde il giovane.
L’aquilone che Agostino ha fabbricato con le sue mani raffigura una maestosa aquila. È il suo vanto, la sua passione, la sua forza.
Purtroppo il ragazzo è intrappolato in carrozzina. Le fragili gambe a un certo punto non lo hanno più retto. Voleva morire. Gli amici pian piano erano spariti, lo avevano abbandonato a se stesso.
Agostino era un ragazzo attivo, ma questa battaglia gli pareva impossibile.
Spronato dal padre, si iscrisse in palestra. Conobbe un istruttore di body building, Filippo, che prese a cuore la causa del ragazzo. Lo stimolò, proponendogli esercizi sempre più impegnativi.
Agostino non temeva la fatica. Di fronte ai primi progressi, continuò imperterrito la terapia. Allenò le braccia ogni giorno, sollevò pesi. Seguì alla lettera gli insegnamenti di Filippo, diventato suo personal trainer.
Oggi è il grande giorno, c’è l’esibizione: Vulandra, a Ferrara, Parco Urbano. Nel cielo turchino volano aquiloni dalle forme e dai colori più disparati. È tripudio di gioia e libertà. Il sole si nasconde dietro una nuvola e il vento si alza impetuoso.
Il padre osserva ansioso il figlio, teme per lui ma rimane immobile.
Il ragazzo gli mostra i muscoli e stringe i denti.
Deve domare quel vento capriccioso, come il comandante di una nave doma il mare in tempesta. Ce la può fare. La speranza lo sostiene.
Non cede, non molla la presa. Ora ha preso il ritmo. Il suo magnifico aquilone ondeggia, piroetta, vira, vola giù in picchiata per poi risalire nel cielo turchino.
Gli spettatori applaudono ammirati.
Padre e figlio si guardano negli occhi e sorridono. La maestosa aquila vola fiera, guidata dalle abili mani di Agostino.
Father And Son (Cat Stevens, 1970)

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Redazione di Periscopio
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)