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Viva Scilipoti

Confesso pubblicamente: mi manca Scilipoti, mi manca il suo agile fisico, alla Berlusconi per intenderci, mi mancano le sue battute argute e profonde, il suo incedere elegante, la sottile intelligenza politica che esaltava ogni passaggio da un partito all’altro, la sua fermezza ideale, l’incorruttibile e pertinace rigore nell’allontanare, novello Ulisse, qualsiasi sirena incantatrice: Scilipoti era l’Uomo. D’accordo, adesso lo hanno sostituito con Brunetta, ma volete mettere Scilipoti con Brunetta? E’ vero: entrambi sono stati e sono, due alti – in senso metaforico, s’intende – sostenitori del cavaliere, il quale dovrebbe essere agli arresti domiciliari oppure a pulire i cessi cittadini, ma rimane libero, il presidente della Repubblica gli ha concesso un’amnistia ad personam, istituto giuridico introdotto dallo stesso Berlusconi, per il quale ognuno si fa le leggi che gli servono (questa, afferma, è la vera democrazia). Ma torniamo al duo Scilipoti-Brunetta. Dicevo: volete mettere Brunetta con Scilipoti? Può fare qualsiasi cosa lo zazzeruto Brunetta, qualsiasi cose ma non arriverà mai all’altezza di Scilipoti. Il lettore stia attento, nell’autore non esiste la minima ironia quando usa l’aggettivo “alto” o il sostantivo “altezza” riferiti ai due grandi uomini politici, la cui statura morale è ben maggiore della loro prestanza fisica. Oh che! Non abbiamo forse avuto un re, il quale fece abbassare il minimo di statura dei soldati italiani, portandolo alla sua altezza? In un passaggio di “Addìo alle armi” Hemingway racconta che quando al fronte della prima guerra mondiale passava una grande auto vuota, tutti sapevano che dentro c’era Vittorio Emanuele III. Ora accade la stessa cosa: quando vedete giungere a Montecitorio o a Palazzo Grazioli una grande auto blu vuota non si abbiano dubbi, dentro c’ è l’incomparabile Brunetta, ma noi che non perdiamo mai le speranze attendiamo di vedere uscire dalla macchina ufficiale blu o nera l’amato amabile Scilipoti, che Dio lo benedica!

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Gian Pietro Testa



PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)