DA MOSCA – Cremlino e cupole dorate sullo sfondo, alberi che scorrono, collane di fiori rosa che abbracciano.
Una limousine così lunga non si era mai vista, almeno io non l’avevo mai vista. Mai.
Quella vettura da ricconi scorre piano piano, impertinente e sfacciata, lungo una delle principali strade trafficate del centro di Mosca. L’antico maneggio dello zar è lì vicino, anche lui sembra osservare stupito e incuriosito, dall’alto del suo colore bianco imponente. Bianco come quell’auto. Ma chi ci sarà mai lì dentro??? Un ricco magnate con la giovane futura moglie, un’elegante modella dalle lunghe e strepitose gambe? Un imprenditore che commercia in metalli preziosi, oro (incenso) e diamanti (e mirra…)? Una coppia indiana, magari quella del quarantatreenne mahārāja di Gwalior, Jyotiraditya Rao Scindia, con la moglie, Priyadarshini Raje Sahib Gaekwad, sposata nel 1994 e quindi accoccolati lì dentro, pronti a festeggiare il loro decimo anniversario di matrimonio? Potrebbero esserci anche il figlio (Mahanaaryaman Rao Scindia Bahadur) e la figlia (Ananya Raje Scindia), con loro… E se ci fosse invece, dietro i vetri scuri, una coppia di attori, magari Brad e Angelina? No, non è da loro, impegnati come sono nell’umanitario… Chi sarà seduto, allora, nelle tre file di sedili, delle quali le due posteriori sono spesso in configurazione vis-a-vis, ossia una di fronte all’altra? Chi si starà riposando sulla selleria in pelle o in alcantara, fra gli inserti lavorati in legno pregiato, giocherellando con il frigo-bar, il tavolino per spuntini e bibite, il televisore al plasma, il telefono girevole, l’impianto stereofonico chiassoso o il divisorio scorrevole tra autista e passeggeri posteriori? Un uomo d’affari facoltoso, una star dello spettacolo, qualche uomo politico, un malavitoso o una semplice e normale coppia che ha noleggiato quel miracolo della tecnica moderna per un breve giro turistico o in occasione del proprio matrimonio, dopo aver meticolosamente raccolto i propri risparmi e i soldi di parenti e amici? I fiori rosa, di plastica lucida e un po’ pacchiani, mi fanno pensare a un’abile operazione commerciale, ideata per coppie non ricche che, per un giorno, voglio sentirsi diverse. D’altra parte ci si sposa solo una volta nella vita (almeno nella loro tradizione e cultura…), vero? Ma è davvero questo sposarsi? E’ questo amarsi? E’ questo ciò che conta? Per alcuni forse sì… per altri no, ma anche questa è la varietà della vita, anche questa libertà di fare.
Da curiosi quali siamo, immaginiamo, come sempre, le scene di vite altrui che scorrono, i pensieri degli altri, i loro sentimenti, i loro sogni, i loro timori e le loro speranze, nascoste dietro un finestrino. E allora lì ci potrebbero essere Anna e Valery, Maria e Yuri, Sveta e Andrej, Veronica e Marco, Alessandra e Luca, Samia e Mohamed, Françoise e Hervé, Simone e Jean-Luc, Annabeth e Gunther, Annelore e Frank, Alpa e Bhanu, Manisha e Hiresh, Fatima e Abdul, Hanan e Yasir, Ana Rosa e Benito, Paula e Diego, Dave e Nora, Ai e Liang, Yulia e Alexander…
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Simonetta Sandri
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