Vita di contrada
A San Giovanni le bandiere volteggiano al ritmo dei tamburi
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La sede della contrada di San Giovanni oggi la senti prima di vederla. Tra i campi che circondano via del Melo le risate, il rullo di tamburi e le tante parole che si perdono nei vari discorsi lasciando che il tono spensierato diventi musica. Manca poco alle tre di pomeriggio, c’è il torneo, la giuria richiama all’ordine le varie contrade, proveniente da tutta Italia, e invita i gonfalonieri a prepararsi per la presentazione. E’ l’ottava edizione del torneo “Le bandiere del cuore. Trofeo Laccetti“, dedicato proprio a Paolo Laccetti, musico del borgo San Giovanni, prematuramente scomparso, e in onore di tutti gli Angeli in calzamaglia.
Mentre i gonfaloni si raggruppano, i colori delle varie contrade si miscelano tra di loro, indossati da chi è pronto a gareggiare, dai tifosi con i foulard al collo, sulle bandiere che sventolano dietro il palco, lanciate da sbandieratori in pieno allenamento. Tra tutti, noto la lince bendata ricamata sui vestito rosso-blu dei contradaioli di San Giovanni, simbolo della lungimiranza, legato al marchese Niccolò III, principe estense, che venne bendata in su secondo momento, dal figlio Lionello, dopo la morte del padre. Andrea mi viene incontro con il fratello Marcello e l’amico Eugenio, tutti e tre musici-tuttofare , in questa contrada dal 2008.
“Questo torneo viene organizzato ormai da otto anni ed è diventato un appuntamento fisso durante l’anno. Sono invitate le contrade d’Italia, possono partecipare tutte, e diviene una sfida e una prova in preparazione degli eventi di maggio. La giuria è composta da membri del Fisb (Federazione italiana sbandieratori) e da personaggi che fanno parte delle varie contrade. Con gli anni questo evento ha acquisito importanza e la gara si compone di tre sfide: la piccola squadra, dove anche i musici sono valutati, il singolo, sempre con l’accompagnamento dei musici, e il doppio. Oggi ci sono circa 15 contrade, tra cui San Luca di Ferrara, Rione Rosso di Faenza e Città Murata di Montagnana”.
Dopo avermi presentato il torneo, è già il turno del borgo San Giovanni: Andrea si prepara a suonare e Eugenio mi dice di prestare attenzione ai ritmi. “Noi abbiamo un vero e proprio culto dello strumento e siamo molto fiscali per quanto riguarda i ritmi e i tempi delle percussioni. A volte tendiamo a complicarci la vita, però ci piace lavorare con originalità, anche quando dobbiamo seguire le indicazioni del regolamento, per interpretarle integrandole a quella che per noi è un importante caratteristica”.
La sfida è finita, un’altra contrada si prepara ad entrare e tra il pubblico c’è Alice, di dieci anni, che ci ascolta incuriosita. Mi racconta, intimidita, che è in contrada grazie alla mamma e che suona nel gruppo under da tre anni, ma non vede l’ora di passare tra i “grandi”. Tentenna prima di rispondere, ma quando le chiedo se si vergogna a suonare davanti a tanta gente mi risponde di no, muovendo la testa energicamente, dicendomi che le piace tanto esercitarsi ed esibirsi. “Se si entra quando si è ancora piccoli, la contrada diventa la tua vita.
Ma non sempre – mi dice Andrea – ci si sente a proprio agio in questo ambiente. Quando ero bambino, i miei genitori mi portavano a vedere la sfilata del giuramento e io ero affascinato dai musici, mi piaceva vedere i figuranti e gli spettacoli. Per questo, quando mi hanno proposto di provare io l’ho fatto, anche se un po’ per gioco. Io e mio fratello eravamo in un’altra contrada, nel gruppo under, ma non ci siamo mai sentiti troppo integrati. A volte capita, non è sempre facile integrarsi in una contrada e io ho preferito cambiare, perché comunque mi ero innamorato del tamburo e volevo continuare a praticare in un contesto come questo”.
L’impegno che richiede la vita di contrada è tanto e costante e, se non ci si dovesse trovare bene in un gruppo, si rischia di allontanarsi totalmente, per questo si dovrebbe cercare un luogo dove sentirsi a casa. Questo passaggio da una contrada ad un’altra richiede un “permesso“, un nulla osta che permette a chi va via di unirsi subito al gruppo che preferisce. Quasi sempre, per i conflitti e le rivalità, questo non accade, costringendo in questo modo l’ex contradaiolo ad un periodo di fermo. “Dopo questo periodo di blocco ci siamo uniti al gruppo di San Giovanni con altri amici, eravamo un gruppo di cinque ragazzi e ci siamo trovati coinvolti in un vero e proprio cambio generazionale, diventando in poco tempo anziani di contrada. Abbiamo imparato tanto in questi sette anni, soprattutto a condividere le gioie e i momenti di felicità, come una vittoria, ma anche i grandi dolori, come la perdita di un amico. Come accade sempre nella vita, ci sono dei momenti in cui ci si vorrebbe solo fermare, rallentare con tutto, perché nulla ha più importanza di fronte ad una perdita. Eppure sapere di essere circondati da tante persone che provano i tuoi stessi sentimenti ti aiuta, passare una serata in cui si è tristi in contrada vuol dire dover giocare con i più piccoli e questo ti rende più sereno. Si va avanti, si gareggia, consapevoli di avere vicino persone che ti capiscono e ti danno forza”.
Mentre parliamo, guardiamo le altre contrade gareggiare in attesa del prossimo ingresso di San Giovanni per la sfida del singolista, Nicolò Chiodi, vincitore nelle gare di maggio dello scorso anno, dopo i sette anni consecutivi di San Giacomo. “E’ stato emozionante veder vincere Nicolò, un gran momento per la nostra contrada. San Giovanni è il borgo che ha vinto, in totale, più Pali in assoluto, abbiamo vinto il Palio delle asine per circa dodici anni consecutivi. Ma ormai siamo diventati dei tuttofare, la nostra contrada è piccola e occupa una zona in cui non vivono tanti ragazzi, per questo è compito nostro occuparci di ogni cosa che va montata, riparata o cambiata. Il palco per questo torneo è stato montato dai noi, ma la stessa sede è stata ristrutturata negli anni da chiunque avesse voglia di partecipare. Per finanziare il tutto partecipiamo ad uscite e fiere, organizziamo una raccolta fondi nel periodo natalizio e creiamo degli eventi”.
Tra gli eventi organizzati dalla contrada, il pranzo rinascimentale organizzato al Torrione (Jazz Club) durante il Carnevale rinascimentale di Ferrara; ogni estate, per tutto il mese di luglio, nella zona di via Pomposa, viene allestita la “Tavola rotonda il banchetto dei cavalieri“, “Una sagra rinascimentale – spiega Andrea -, con spettacoli che vanno dal cabaret ai concerti dal vivo, con rievocazioni storiche organizzate da noi o da gruppi esterni con cui collaboriamo, il tutto all’interno di un cerchio creato dai tavoli, per far sè che il pubblico sia coinvolto. In più creiamo un’area per bambini con i giochi gonfiabili e il calcetto saponato e lo scorso anno il torneo di beach volley ha avuto un gran successo. Il nostro scopo è quello di creare un ambiente per le famiglie, dove poter passare le calde serate estive insieme, giocando e divertendoci. In più collaboriamo con il catering dell’Archibugio, in modo da poter anche mangiare tutti insieme”.
Tra i tanti eventi, il borgo San Giovanni partecipa anche a numerose competizioni e i punteggi ottenuti nei vari tornei vengono inseriti in una graduatoria nazionale e, i primi dieci classificati, potranno partecipare ad un torneo costituito pochi anni fa, Flag Ranking. Non ci si ferma alle gare tradizionali, il mondo delle contrade continua ad espandersi e ad evolversi, nella speranza che un giorno queste competizioni possano essere considerate pari agli altri sport.
Intanto il torneo giunge alla fine e si premiano i vincitori per le tre categorie, tra qualche dispiacere di chi non si è classificato e la gioia di chi sale sul podio, pregustando già le sfide di maggio.
Il torneo “Le bandiere del cuore. Trofeo Laccetti” si è svolto sabato 12 aprile scorso.
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Chiara Ricchiuti
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