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Visions of China

Articolo pubblicato il 3 Febbraio 2020, Scritto da Radio Strike

Tempo di lettura: 2 minuti


In questi strani giorni di ordinario e collettivo delirio, nuove puzze dalle infinite sfumature e fragranze si espandono su tutto il globo terracqueo.
Individuarne l’origine è un compito assai arduo che forse andrebbe delegato a segugi professionali ben ammaestrati, gente tipo boh: la scienziata Antonina Kontroprova oppure Serpico, chi lo sa.
Io di mio mi posso dire preoccupato per questo strano nuovo virus che minaccia i poveri cinesi e tutto il nostro mondo “civilizzato”.
Non so perché ma i cinesi, tendenzialmente, mi sono sempre stati molto simpatici.
I cinesi sono da sempre un popolo assai peculiare e cercare di comprenderli con profondità è – forse – qualcosa di realmente impossibile per noi occidentali.
È un po’ come con quegli altri loro vicini di casa con cui in passato ebbero modo di bastonarsi “in allegria”, un po’ come con tante altre località di quello che viene definito “estremo oriente”.
Sembra strano da dire ma anche in quest’epoca di iperconnessione multilivellare del piffero, certe cose radicate nel tempo, per un motivo o per l’altro persistono.
Fortunatamente, persiste anche la proverbiale indole del popolo cinese, l’indole del popolo che ci ha donato opere letterarie come “L’arte della guerra” penso non ci deluderà neanche questa volta.
Così, da bravo – e ottuso – occidentale, mi sembra giusto augurare il meglio a tutta la Cina come solo noi occidentali sappiamo fare: semplificando la nostra idea di un Paese enorme e complessissimo anche se magari siamo mossi dalle nostre migliori intenzioni.
Buona settimana e speriamo bene.

Visions Of China (Japan, 1981)

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In questi strani giorni di ordinario e collettivo delirio, nuove puzze dalle infinite sfumature e fragranze si espandono su tutto il globo terracqueo.
Individuarne l’origine è un compito assai arduo che forse andrebbe delegato a segugi professionali ben ammaestrati, gente tipo boh: la scienziata Antonina Kontroprova oppure Serpico, chi lo sa.
Io di mio mi posso dire preoccupato per questo strano nuovo virus che minaccia i poveri cinesi e tutto il nostro mondo “civilizzato”.
Non so perché ma i cinesi, tendenzialmente, mi sono sempre stati molto simpatici.
I cinesi sono da sempre un popolo assai peculiare e cercare di comprenderli con profondità è – forse – qualcosa di realmente impossibile per noi occidentali.
È un po’ come con quegli altri loro vicini di casa con cui in passato ebbero modo di bastonarsi “in allegria”, un po’ come con tante altre località di quello che viene definito “estremo oriente”.
Sembra strano da dire ma anche in quest’epoca di iperconnessione multilivellare del piffero, certe cose radicate nel tempo, per un motivo o per l’altro persistono.
Fortunatamente, persiste anche la proverbiale indole del popolo cinese, l’indole del popolo che ci ha donato opere letterarie come “L’arte della guerra” penso non ci deluderà neanche questa volta.
Così, da bravo – e ottuso – occidentale, mi sembra giusto augurare il meglio a tutta la Cina come solo noi occidentali sappiamo fare: semplificando la nostra idea di un Paese enorme e complessissimo anche se magari siamo mossi dalle nostre migliori intenzioni.
Buona settimana e speriamo bene.

Visions Of China (Japan, 1981)

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani