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Si intitola “Lovers” la collettiva di opere di videoarte in mostra nella Palazzina Marfisa, a Ferrara in corso Giovecca. Un’occasione per vedere i video dedicati alle relazioni e firmati da una ventina di artisti internazionali negli spazi della dimora di Marfisa d’Este, nipote del duca di Ferrara Alfonso I. Amante delle arti e mecenate, Marfisa in questo palazzo ha abitato e scelto di restare fino alla fine dei suoi giorni nonostante la “devoluzione”, cioè nonostante il fatto che la mancanza di eredi legittimi del suo casato abbia fatto sì che Ferrara passasse dal ducato della famiglia estense al dominio dello Stato Pontificio.

Ora, stanza dopo stanza, i monitor mettono in scena ventuno video sui rapporti emotivi che fanno parte della collezione Videoinsight, firmati da video-artisti affermati. Organizzatrice della rassegna nel palazzo – ora parte del polo museale cittadino – è Rebecca Russo, psicoterapeuta, collezionista d’arte e presidente della Fondazione Videoinsight, che propone l’uso di arte e immagine video come forma terapeutica (progetto “Art for care”).

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Fotogramma del video “Io-io” di Maurizio Camerani

Sugli schermi si alternano immagini girate all’interno di paesaggi nordici, i movimenti marziali di un uomo e della sua ombra (Io-io di Maurizio Camerani), il dialogo conflittuale tra Salomè e la testa di Giovanni Battista (Together Forever di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini). Tema conduttore è sempre quello delle relazioni, che possono essere d’amore, odio o anche relazioni interiori con tra le diverse componenti di una personalità.

Quando si esce dal palazzo, vale la pena di fare una piccola passeggiata nel suo giardino. Di là dalla siepe risuona il tong-tong delle palline da tennis del confinante circolo Marfisa, frequentato già da Giorgio Bassani e Michelangelo Antonioni.

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Giorgio Bassani al Tennis club Marfisa

Due artisti che rimandano ancora all’immaginario cinematografico e al suo legame con Ferrara e, in particolar modo, con il tennis che in prossimità di questi spazi si gioca e si giocava. Il rumore della partita e il verde del parco fanno venire in mente inevitabilmente il Giardino dei Finzi Contini (1970) con la bella Micol e il fratello Alberto che giocano e si relazionano nel campo della loro villa. E il fatto di sentire il rumore dei giocatori senza poterli vedere sembra una citazione del finale di Blow up (1966), uno dei film-chiave di Michelangelo Antonioni, che si conclude proprio con la partita di tennis giocata da una compagnia di mimi, che entrano in campo senza palle né racchette, sotto gli occhi del protagonista che segue con lo sguardo la traiettoria della pallina immaginaria fino ad arrivare a sentire il rumore dei colpi delle inesistenti racchette.

Immagini in movimento e match relazionali ricchi di tante associazioni e sensazioni in questo tuffo tra arte, cinema, letteratura, storia e giardino.

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“Together forever” di Mocellin e Pellegrini

 

Le opere sono di Ivan Argote (Colombia), Maurizio Camerani (Italia), Canan (Turchia), Keren Cytter (Istraele), Nathalie Djurberg (Svezia), Mariana Ferratto (Italia), goldiechiari (Italia), Polina Kanis (Russia), Ragnar Kjartansson (Islanda), Elena Kovylina (Russia), Katarzyna Kozyra (Polonia), Petra Lindholm (Finlandia), Ursula Mayer (Austria), Masbedo (Italia), Ottonella Mocellin – Nicola Pellegrini (Italia), Agnieszka Polska (Polonia), Ra di Martino (Italia), Melati Suryodarmo (Indonesia), Eulalia Valldosera (Spagna).

“Lovers”, Palazzina Marfisa d’Este, corso Giovecca 170, Ferrara. Fino al 15 giugno, ore 9.30-13 e 15-18.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, MN 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, BO 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici UniFe, Mimesis, MI 2017). Ha curato mostra e catalogo “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”.

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