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Ogni anno, durante la cerimonia di iscrizione dei campioni, meglio conosciuta come Giuramento al Duca, viene premiata con il Nives Casati la rappresentazione e la coreografia più bella (assegnato ufficialmente il giorno del Palio). Fino agli anni ’70, questa cerimonia si svolgeva la mattina delle corse ma, con l’espansione delle contrade, il corteo ferrarese ha acquisito una tale importanza da meritarsi più spazio, il sabato della settimana precedente alle corse. Le origini di questo premio si perdono nel tempo, ma da quando è ripreso il Palio dopo la sospensione secolare e quella dovuta agli eventi bellici del Novecento, la tradizione è stata recuperata nel 1988 ed è il premio è stato vinto per ben 12 volte dalla contrada di Santa Maria in Vado. E’ un premio d’eccellenza, istituito per dare valore al grande lavoro che le contrade svolgono ogni anno per confezionare abiti, creare cortei e spettacoli elaborati. Grazie alla rigidità storica del regolamento di assegnazione di questo premio, oggi Ferrara può vantare una delle rievocazioni storiche più maestose e fedeli alla propria epoca di riferimento di tutta Italia.

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Premio Nives Casati del 2010
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Premio Nives Casati del 2012

“Noi siamo la contrada più rinomata per quanto riguarda la preparazione dei giuramenti, sia per le nostre coreografie, per i vestiti e per la semplicità delle scenografie. Il premio Nives Casati è stato vinto dalla nostra contrada nel ’96, ’99, ’01, e ininterrottamente dal 2006 in poi. Abbiamo collaborato con una coreografa, Bruna Goldoni, e ogni anno cerchiamo di trovare un equilibrio tra semplicità e innovazione. Il nostro gruppo di danza rinascimentale è stato fondato più di vent’anni fa, siamo stati la prima contrada a Ferrara. A questo è seguito il gruppo di teatro, che si è esibito anche nel mese di febbraio in un’opera chiamata “Calandria”. Questi due gruppi sono una delle nostre punte di diamante, infatti anche nello studio delle scenografie cerchiamo di eliminare tutti gli eccessi: a volte abbiamo utilizzato solo un telo nero, altre volte un albero o qualche decorazione floreale”.

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Santa Maria in Vado vince il Premio Nives Casati 2013
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Spettacolo a corte del 2013

Valentina mi spiega che loro sono gli ultimi ad essere informati sulle rappresentazioni da portare al Palio, i coreografi e il gruppo teatro preparano tutto in gran segreto. “Non lavoriamo mai con tanto anticipo, infatti solo in questi giorni abbiamo iniziato a preparare il giuramento. E’ una competizione, non vogliamo che le notizie filtrino, sia perché non vogliamo esser copiati sia perché le nostre rappresentazioni lasciano sempre tutti piacevolmente colpiti. La preparazione che abbiamo alle spalle è tanta, per questo per noi non è difficile lavorare in poco tempo. Chi lavora tutto l’anno, invece, sono i coreografi e i sarti, che studiano le opere nel dettaglio: ad esempio, un anno rappresentammo l’Annunciazione e i costumi dei due angeli erano talmente fedeli agli originali che anche gli intrecci dei lacci sui corsetti erano identici al dipinto”.

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Sala dei pali nella sede temporanea

La sede in cui ci troviamo oggi è molto bella, ma non è quella storica della contrada di Santa Maria in Vado, non più agibile dalla notte del 22 maggio 2012, quando il terremoto ha provocato ingenti danni alla chiesa e agli edifici che la circondavano. “A causa del terremoto, non abbiamo più potuto utilizzare la nostra sede in via Borgo Vado , infatti ancora oggi è in atto un’operazione di recupero, grazie alla quale sono stati già messi in sicurezza il chiostro e la basilica. I danni sono stati molti, la statua della Madonna posizionata in cima alla basilica è caduta, distruggendosi in mille pezzi. La nostra fortuna è stata l’ora tarda: se non fosse accaduto di notte, ci saremmo trovati tutti lì fuori. E’ successo nella notte del corteo storico e noi, per fortuna, non eravamo tornati in sede. Adesso è tornata agibile anche la parte della sede che affaccia verso Borgo Vado, mentre per quanto riguarda la zona che occupavamo noi ci vorrà più tempo, perché quando hanno iniziato le operazioni, sono stati ritrovati degli affreschi sotto l’intonaco, e bisogna occuparsi del recupero di questi beni culturali”.
Alessandra fa parte dei musici e insegna alle chiarine under, le giovani contradaiole tra gli otto e i quindici anni. “E’ molto faticoso far combaciare i miei impegni, lavorativi e di studio, con quelli di tutto il gruppo under, che oltre all’impegno in contrada praticano altri sport. Se non ci fossero loro, però, non ci sarebbe futuro per la contrada ed è giusto ritagliare del tempo da dedicare a tutti i bambini. Dopo i quindici anni passeranno alla categoria dei grandi e toccherà a loro impegnarsi come facciamo noi ora”.

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Costume

Alessandra e il fratello, Alessandro, sono tra quelli che si possono definire i “nati” in contrada. Il padre è uno degli sbandieratori, la madre frequentava la sede e loro hanno vissuto gran parte della loro vita all’interno di questo mondo, ereditando la passione del padre. “Per me la contrada è LA famiglia, se non potessi farne parte mi mancherebbe un pezzo molto importante di me stessa. I tuoi amici diventano fratelli, le persone più grandi sono degli zii acquisiti. Chi non la vive non la comprende. Credo che avvicinarsi ed avere la fortuna di entrare in contrada è una delle cose più belle che possa capitare a chi vive in una città dove si gareggia per il Palio. Perché non è solo allentamenti, ma è luogo in cui socializzare, in cui fare tante cose diverse, perché si sta in un gruppo eterogeneo di persone e ci si ritrova a passare serate tra bambini appena nati e persone che vivono la contrada da 60 anni. Ti dona una ricchezza personale non indifferente”.

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Stemma di Santa Maria in Vado

Mentre le ragazze mi parlano, una delle bandiere della sala viene mossa dal vento: rappresenta, su uno sfondo giallo e viola, un albero ed un unicorno, seduto su uno steccato, con il corno rivolto verso le acque. L’animale, massimo simbolo di purezza, è intento a purificare le acque, ridonando la vita (che l’albero rappresenta). Anche questo è uno stemma appartenente agli Estensi, che è rappresentato anche sul portone di palazzo Schifanoia. La contrada di Santa Maria in Vado ha sempre rappresentato l’antica nobiltà ferrarese e questo è ancora presente nella scelta dei colori: il rosso è molto presente nei vestiti, poiché era una tinta molto costosa che in pochi potevano permettersi.

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Bandiera con l’unicorno

La storia e l’emozione che traspare mentre mi raccontano la loro esperienza in contrada, non sembra riuscire a superare la barriera, formatasi nel corso degli anni, che separa queste attività dalla maggior parte dei cittadini. “La mia generazione – inizia Alessandra, che ha ventun’anni – non ha voglia di intraprendere un percorso così impegnativo, perché questa non è un’attività che impegna poco tempo, si deve avere la voglia di scoprire cosa comporta questa scelta di vita. In più, non puoi partecipare senza averne veramente voglia, perché proviamo sempre, spesso all’aperto anche quando fa freddo. Credo ci sia una disinformazione generale, ci capita di essere presi in giro perché anche gli uomini indossano la calzamaglia e questo è un chiaro esempio di ignoranza, perché se si conoscesse l’amore che mettiamo in tutto quello che facciamo qui, si rivaluterebbero tante cose. E’ anche vero che il cittadino inizia a tollerare il Palio e tutto ciò che ne fa parte. Dopo il bruttissimo incidente avuto nel 2006 durante il Palio dei cavalli (alcuni caddero durante la gara, probabilmente per un buco sulla pista, e furono abbattuti), l’opinione pubblica ci ha addossato molte colpe, ma noi abbiamo sofferto per quell’avvenimento. Da quel momento, le regole sono state modificate, i controlli sono aumentati e sono più severi, in modo che incidenti del genere vengano sempre evitati”.
Proprio per allontanare l’idea generale che la contrada viva solo durante il periodo del Palio, sono stati creati eventi distribuiti nell’arco dell’anno, aperti a tutti i cittadini. “Da un paio d’anni sono state intraprese diverse attività in contrada, come il carnevale rinascimentale, per riavvicinare i ferraresi alla vita di contrada. Vogliamo far capire che il Palio è fondamentale ma non è l’unica cosa. Non dobbiamo dimenticare che è un valore che la città non dovrebbe sottovalutare o sprecare, riconosciuto dai turisti e non dai cittadini. L’8 marzo è stato fatto l’omaggio al Duca e sono stati nostri ospiti tre turisti, venuti da Roma, che curiosando su Internet hanno scoperto le nostre attività di contrada e hanno chiesto di partecipare, pranzando con noi. Credo che il problema sia sempre lo stesso: ciò che abbiamo in casa non ci fa impazzire, ma chi viene a visitare Ferrara apprezza i nostri eventi, come tante altre attività che dai cittadini sono criticate ma sono un vero richiamo per i turisti”.

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Chiara Ricchiuti



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