VERSO LE ELEZIONI
Rom a Ferrara: il destino degli ultimi degli ultimi appeso alla ruspa di Salvini
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Piccolo consiglio non richiesto: Matteo Salvini tornerà a Ferrara il 22 maggio (ma quando mai lavora nel suo ufficio ministeriale?) per concludere la campagna per le Amministrative. Dopo aver scelto Piazzale Giordano Bruno, questa volta mi permetto di proporgli una visita al campo nomadi di via delle Bonifiche: Scelga lui: con o senza ruspa, fa lo stesso; l’importante è ribadire il concetto.
Sull’affollato e poco limpido (apprezzate l’eufemismo) passato giudiziario di Nicola Lodi detto Naomo, Estense.com ha di recente pubblicato una accurata e coraggiosa indagine. La notizia è stata poi ripresa da tutta la stampa cittadina. Questo giornale, a firma del direttore, ha stigmatizzato il comportamento reticente di Lodi e segnalato l’inopportunità di quella candidatura in ragione di tali ambiguità. Ma Naomo resta il capolista della lista elettorale del candidato sindaco della Lega, Alan Fabbri.
Aggiungo al riguardo un altro episodio, non citato nello scoop giornalistico perché privo di esiti giudiziari, ma che credo importante riportare alla memoria dei ferraresi. Anche perché si lega a doppio filo con altri e ben più gravi fatti accaduti in tante altre parti d’Italia, e perché si sposa perfettamente con la campagna anti rom, anti zingari, anti nomadi che la Lega e Matteo Salvini stanno cavalcando da molti mesi.
Partiamo allora da Naomo e dalla sua famosa marcia contro il campo nomadi di via delle Bonifiche. Giugno dell’anno scorso: il manipolo leghista capeggiato da Naomo Lodi e Alan Fabbri voleva entrare a tutti i costi dentro il campo: obbiettivo fallito per la “difesa disarmata” di tanti cittadini accoglienti e per la presenza delle forze dell’ordine. L’episodio, finito per fortuna nel nulla, può indurci a ridurlo a un fatterello di cronaca locale, da mettere in coda alla lunga lista di ‘bravate’ dell’intemperante segretario comunale leghista.
Oggi, dopo l’inchiesta giornalistica citata, Alan Fabbri non si è nemmeno sognato di scaricare Naomo. Si è limitato a glissare, impegnato com’è a dare ai ferraresi un’immagine di sé e della Lega come una ‘forza tranquilla’, un partito di governo operoso e responsabile, l’unico argine contro l’illegalità, la via maestra da imboccare per raggiungere anche a Ferrara la famigerata sicurezza. Insomma, Naomo sarebbe solo un outsider, una avanguardia pronta allo scontro, magari solo un po’ troppo ‘vivace’… ma dietro di lui – questo è quello che vogliono farci credere – la Destra è tutta un’altra cosa. Una Destra che governa l’Italia, quindi prontissima a governare anche la città di Ferrara.
Le cose non stanno così. Naomo Lodi, i suoi calci in culo agli immigrati, le sue marce contro i centri di accoglienza e il campo nomadi, sono perfettamente in linea con la predica mediatica del Ministro dell’Interno: l’altra faccia della stessa medaglia.
Si è molto parlato di simpatie o di legami, più o meno sotterranei, tra esponenti leghisti e i gruppi violenti, razzisti e malavitosi della estrema destra. Ricordate? Tra le centinaia di felpe indossate da Salvini, ce n’era una nerissima, di chiara marca estremista e razzista, confezionata da un imprenditore legato a Casa Pound. Ma su questa ampia zona oscura spetterà alla magistratura fare luce.
Occorre invece raccontare quello che già oggi sta accadendo. Alla luce del sole e delle cronache. Mentre in tutta Italia si moltiplicano gli episodi di violenza contro il popolo rom, mentre – è notizia di oggi – 65 militanti di Casa Pound e Forza Nuova vengono indagati per ‘odio razziale’ per i fatti di Torre Maura nella periferia di Roma, Matteo Salvini continua a ribadire il suo solenne impegno come Ministro dell’Interno: “Chiuderemo tutti i campi nomadi italiani entro la fine della legislatura”.
Il punto di saldatura – altro che coincidenza – tra il proclama di Salvini e le aggressioni e le violenze criminali dei gruppi neofascisti organizzati, ma anche le marce, le intimidazioni e gli schiamazzi anti rom ad opera dei vari Naomo sparsi per l’Italia è un fatto del tutto evidente.
Un ministro della Repubblica che si mette alla guida di una ruspa e promette di eliminare tutti i campi nomadi è una citazione e un invito esplicito ad una ‘pulizia etnica’ prossima e ventura, un chiaro ‘endorsement’, anzi, una affettuosa pacca sulla spalla ai facinorosi paladini della lotta senza quartiere contro i diversi. Certo, Il ministro non tira fuori l’accendino per appiccare il fuoco: si limita a fornire il carburante ideologico per una ennesima battaglia tra poveri.
Uno guerra dove i perdenti, come sempre, saranno i più poveri tra i poveri – i rom, i sinti, gli zingari, gli immigrati – e senza nessun vantaggio tangibile per i poveri autoctoni, quelli con regolare cittadinanza italiana.
Quella del popolo zingaro, si sa, è una lunga storia, di diffidenza, esclusione, persecuzioni. E una storia piena di orrore. Non conosciamo il numero totale dei rom e degli zingari in genere sterminati nei campi nazisti dal 1941 al 1945. Gli storici azzardano la cifra di 300.000. Ma chissà, confessano, forse erano molti di più, perché i nomadi si spostano e sono difficili da censire… Quello che è certo è che anche quello contro di loro è stato un genocidio, anche se meno ricordato dell’Olocausto del popolo ebraico.
Non sappiamo – o fingiamo di non sapere – come si possa essere giunti a tanto; per quali strade, attraverso quali tappe, agitando quali parole, si sia arrivati fino all’orrore, allo sterminio di un popolo, di una lingua, di una cultura, di un modo di vivere colpevolmente diverso da quello adottato dalla buona e santa maggioranza.
Nemmeno io lo so. E non sto dicendo che, senza accorgercene, stiamo per imboccare quella stessa via. Ma stiamo sottovalutando il problema. Minimizziamo. Anche Naomo preferiamo prenderlo sottogamba: non una minaccia ma una macchietta. Invece, marciare contro un campo nomadi, organizzare spedizioni punitive, ma anche salire su una ruspa e promettere di ‘eliminare il problema’ facendo piazza pulita, chiudendo i campi, togliendo di mezzo i diversi, sono tutti segnali che appartengono ad una stessa sequenza. Se li mettiamo tutti in fila, come se stessimo giocando con le lettere dello Scarabeo, rischiamo di arrivare a una parola paurosa, una parola che siamo abituati ad usare solo al passato, ma che potrebbe tornare di moda. Deportazione.
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Francesco Monini
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