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da: ufficio stampa Jazz Club Ferrara

Venerdì 31 ottobre al via il primo appuntamento in collaborazione con Bologna Jazz Festival. Il compito di inaugurare il gemellaggio con la prestigiosa kermesse felsinea spetta quest’anno all’estro sconfinato e all’incontrastato talento della clarinettista israeliana Anat Cohen che, a capo del collaudato quartetto completato da Jason Lindner al pianoforte, Joe Martin al contrabbasso e Daniel Freedman alla batteria, presenterà “Claroscuro”, ultimo episodio discografico per Anzic Records.

Vitale, estrosa, carismatica; è assolutamente impossibile sottrarsi all’inarrestabile creatività e alla contagiosa joie de vivre di Anat Cohen, clarinettista e tenorsassofonista di origini israeliane celebrata in tutto il mondo a cui spetta il compito – venerdì 31 ottobre, ore 21.30 – di inaugurare il primo dei numerosi appuntamenti che si svolgeranno al Torrione in collaborazione con Bologna Jazz Festival.
A capo del collaudato quartetto completato da Jason Lindner al pianoforte, Joe Martin al contrabbasso e Daniel Freeman alla batteria, Anat presenterà “Claroscuro”, ultimo episodio discografico – e sesto da leader – pubblicato da Anzic Records.
Claroscuro, in italiano chiaroscuro, si riferisce all’effetto pittorico che pone in risalto immagini dipinte tramite un sapiente gioco di luci e ombre. “La musica ed i suoi mille contrasti sono ciò che amo di più” spiega la Cohen “poiché non sai mai dove ti conducono. È un’avventura costante”.
Non a caso in Claroscuro emerge, una volta di più, il perno su cui ruota tutta la ricerca dell’artista eletta per sei volte consecutive miglior clarinettista dalla Jazz Journalists Association: la commistione di generi. In Anat, infatti, conversano senza problemi il jazz più tradizionale con la sperimentazione, la musica classica con sonorità sud americane ed ecco quindi che in Claroscuro la troviamo balzare con audace scioltezza dalla chanson creola di New Orleans ad un brano di Artie Shaw, da un pezzo di choro brasiliano (Um a zero) ad una rapinosa versione de La vie en rose.
Per la registrazione dell’album, oltre al gruppo succitato, la Cohen si è circondata di special guests come il trombonista Wycliffe Gordon, il percussionista Gilmar Gomez e il clarinettista Paquito D’Rivera i quali, spesso con arrangiamenti improvvisati, hanno contribuito a quel radioso melting pot sonoro che si riverbera persino nelle provenienze geografiche di ognuno di loro. Un jazz senza frontiere quindi perché: “Quando si condivide la musica con la gente” afferma Anat “dovrebbe essere sempre una festa”.
Nata a Tel Aviv, Israele, Anat inizia a suonare il clarinetto all’età di docidi anni ed il sassofono tenore all’età di sedici. Diplomatasi al Jaffa Music Conservatory prosegue gli studi presso il prestigioso Berklee College of Music di Boston, dove ha la possibilità di espandere i suoi orizzonti musicali assorbendo sempre differenti stili. Peculiarità quest’ultima che diviene il suo punto fermo.
Risale al 1999 il suo traferimento a New York dove, nelle pause di studio, aveva già posto le basi per future collaborazioni con gli stessi componenti della sua band e con artisti come Omer Avital, Duduka Da Fonseca, Eli Degibri, Aaron Goldeberg e molti altri. Insieme ai fratelli Yuval e Avishai completa altresì i 3 Cohens.
È produttrice esecutiva di Anzic Records, etichetta discografica fondata nel 2005.

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