Sono giorni strani, giorni difficili.
Sono giorni in cui siamo costretti ad accontentarci di poco.
Non so bene da cosa dipenda e questa cosa affonda le proprie radici negli anni appena precedenti a questo strano 2018.
Ci abbiamo provato in tanti a cercare delle spiegazioni, alcuni ci hanno anche lasciato le penne ma io, finalmente, dopo anni: ho ricomprato un pennarello.
L’ho pagato due euro, un vero prezzone.
Si possono fare davvero tante cose con un pennarello.
Nello specifico, il mio, è un pennarello indelebile a punta tonda.
Non rivelerò la marca e il modello perché non mi sembra che questa sia la sede adatta per sgradevoli messaggi promozionali.
Tuttavia, questo pennarello che ho acquistato di recente sembra un oggetto di pregevole fattura.
Con soli due euro, insomma, mi ritrovo un possente arsenale tascabile con cui mi potrò sbizzarrire a tutte le ore del giorno e della notte.
Potrò firmare documenti ufficiali, accorrere in soccorso di povere ragazze che hanno dimenticato la matita per gli occhi, architettare strane burle ma soprattutto: rilanciarmi in pompa magna in una delle mie discipline artistiche preferite, la nobile arte della “scritta da cesso”.
Mi sento ringiovanito e anche un po’ felice.
Presto potrò tornare a lasciare le mie indelebili tracce così, per i posteri ma anche per chi si trova costretto in uno sterile, asettico bagno sprovvisto di cose da leggere in quei privatissimi momenti.
Che dire?
Amo le buone azioni, specie quando vengono dal cuore.
Se posso dunque dare un consiglio disinteressato dico: comprate anche voi un bel pennarello indelebile a due euro, vi darà enormi soddisfazioni.
Adesso corro dunque a fare una bella lista di cose da scrivere perché questa settimana si ricomincia, si ritorna là, dove il discorso fu interrotto così tanti anni fa, in un qualunque bagno.
Via dunque al pezzo della settimana, un pezzo preso direttamente dal disco che – sin dalla copertina – conferì una gigantesca dignità su scala internazionale a questa forma d’arte che io amo così tanto.
Cordialissimi saluti!
No Expectations (The Rolling Stones, 1968)
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