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Da: Unione Sindacale di Base

L’Unione Sindacale di Base esprime la sua totale contrarietà alla decisione del Comune di sperperare migliaia di euro pubblici per pagare un servizio di guardie private a controllo delle fermate degli autobus.

Come tutti sanno, le scuole secondarie di secondo grado e, in parte, quelle di primo grado, hanno sospeso parzialmente la didattica in presenza da alcuni mesi. Questo a causa della pandemia, o, per meglio dire, dell’incapacità di governo nazionale e regionale di garantire la sicurezza negli edifici scolastici.

In questi lunghi mesi, nessuna risposta è stata data alla mancanza di condizioni di sicurezza dovute alla situazione disastrosa del trasporto pubblico, oggetto negli anni di continui tagli, o degli edifici scolastici 8xxxxx) o degli organici di docenti e ata (con “classi pollaio” record in Emilia), se non un’estenuante inutile propaganda sull’arrivo di banchi con le ruote e una serie di tavoli Regione-Enti Locali-Sindacati (solo però quelli disposti a firmare/che alla fine firmano qualsiasi cosa), che avrebbero risolto tutto.

Quindi a settembre, ad organici invariati, i docenti sono rientrati insieme agli studenti nelle stesse classi affollate, esattamente come l’anno precedente; ragazze e ragazzi hanno continuato ad ammassarsi nei mezzi pubblici insufficienti; una volta nelle classi, i protocolli hanno previsto il restringimento delle distanze di sicurezza a “un metro dalle rime buccali”, senza prevedere la necessità della mascherina una volta seduti, reputata inutile; per quanto riguarda l’areazione dei locali, si è risposto con un “aprite le finestre”.

Come era logico che accadesse, la seconda ondata ha prodotto una situazione diventata presto ingestibile: docenti, ata e classi intere in quarantena, un enorme carico di tamponi e quindi difficoltà che hanno mandato in tilt la capacità di tracciamento. Nonostante le affermazioni della Ministra, secondo cui le scuole “sono il luogo più sicuro”, ci troviamo di fronte alla mancanza di trasparenza sui dati del contagio nelle scuole e/o l’incapacità di raccoglierli ed elaborarli. Di qui la decisione di sospendere parzialmente la didattica in presenza e di riprendere la didattica a distanza per la fascia di età 13-18, che sembra maggiormente esposta al contagio (le suole rimangono aperte per le attività laboratoriali e per gli studenti con bisogni educativi speciali, che seguono le lezioni in presenza) .

In vista della pausa natalizia e della successiva ripresa, abbiamo assistito a un surreale balletto tra pro e contro “le scuole aperte”, a tavoli attorno cui si sono seduti amministratori e prefetti, ma nessuna novità su quello che serve realmente per garantire la ripresa piena della didattica in presenza: maggior numero di mezzi trasporto per evitare assembramenti; più personale e maggiori spazi per classi con un minor numero di studenti; un sistema di screening efficace e di massa; raccolta ed elaborazione trasparente dei dati del contagio nella scuola.

Dopo Bonaccini che si vanta da un lato di essere pronto alla “riapertura” mentre dall’altro, in Conferenza Stato-Regioni, chiede la dad e la Ministra Azzolina che spiega come i banchi singoli ci abbiano salvato dal contagio, pensavamo di averle viste tutte. La Giunta Comunale di Ferrara, invece, ha voluto aggiungere la sua confermando due aspetti che le sono propri: tendenza a “esternalizzare” i soldi pubblici ai privati e considerazione di armi e divise come panacea di tutti i mali.

Se ci sono gli assembramenti alle fermate dei mezzi pubblici si risolvono aumentando i mezzi e garantendo un’oculata gestione degli orari di passaggio; se si vuole evitare che gli studenti corrano il rischio di contagiarsi in attesa di un posto sul treno o sull’autobus, si lavora per assicurare il loro diritto alla mobilità, non per controllarli come se fossero delinquenti.

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