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Da: Organizzatori

Mercoledì 6 novembre ore 17, presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino – Libreria Libraccio di Ferrara. Introduce Paola Bastianoni, dialoga con le autrici Stefano Ravaioli.

Facebook, Instagram, WhatsApp sono il più grande cimitero del mondo. È tempo di ripensare filosoficamente la morte nell’epoca dell’intelligenza artificiale, di Black Mirror e della realtà virtuale. «Il saggio scandaglia la memoria e il lutto, l’immortalità e l’oblio nell’epoca social, con puntualità accademica ma scrittura da personal essay» – Sette.

La morte non esiste più. Allo stesso tempo, però, viviamo costantemente circondati dai morti. Relegata lontano dalla nostra quotidianità, medicalizzata, espunta dalle nostre vite, l’esperienza del morire vive oggi una situazione paradossale, quando le immagini e le parole dei cari estinti tornano e irrompono all’improvviso dagli schermi dei nostri telefoni. Moriamo, ma continuiamo a esistere nella presenza ineliminabile della nostra passata vita online. Social network, chat, siti web costituiscono insieme, ad oggi, il più grande cimitero del mondo. Il territorio esplorato dalla fantascienza, dalla fiction e, recentemente, da una delle serie più perturbanti che mette al centro della sua riflessione il rapporto tra uomo e tecnologia, Black Mirror, sembra superato dalle nuove intelligenze artificiali. Sono già disponibili bot con cui dialogare e capaci di interpretare i nostri stati d’animo per poi sostituirsi a noi quando saremo trapassati, e continuare a parlare con i nostri cari; il profilo Facebook che consultiamo compulsivamente più volte al giorno, quando mancheremo, diventerà una vera e propria lapide virtuale, e i nostri amici potranno continuare a farci gli auguri ogni anno nell’aldilà. E ancora, il web è diventata la più grande piazza pubblica per celebrare il ricordo o condividere anche l’esperienza privata del lutto. Insieme piangiamo i nostri cari, insieme ricordiamo i nostri beniamini. Insieme, in un futuro prossimo, vivremo una seconda vita nella realtà virtuale. Davide Sisto, giovane filosofo che da lungo tempo ha consacrato i suoi studi alla relazione tra morte e cultura digitale, per la prima volta mette insieme un discorso interpretativo che ha al centro il rapporto nuovo della nostra società con la morte indotto dall’avanzamento tecnologico. La morte si fa social è il migliore esempio di umanesimo capace di confrontarsi con l’era digitale. L’uomo ha sempre pensato la morte. Oggi più che mai, il digitale offre un’opportunità per ripensare la morte in una prospettiva rivoluzionata.

Davide Sisto è un filosofo italiano,specializzato nel campo della tanatologia, lo studio della morte dal punto di vista filosofico, medico, in relazione alla cultura digitale e al postumano. Collaboratore di alcune Asl del Piemonte, è docente al master “Death Studies & the End of Life” dell’Università di Padova. È stato curatore, insieme a Marina Sozzi, del blog “Si può dire morte”. Autore di numerosi saggi pubblicati su riviste nazionali ed estere, ha pubblicato inoltre: Lo specchio e il talismano. Schelling e la malinconia della natura (Albo Versorio, 2009), Narrare la morte. Dal romanticismo al postumano (ETS, 2013), Schelling. Tra natura e malinconia (2016) e La morte si fa social (Bollati Boringhieri, 2018).

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