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da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Un passo avanti verso la comprensione dei meccanismi di percezione del campo magnetico negli uccelli migratori è stato compiuto da ricercatori di Unife. Lo studio pubblicato nella importante rivista scientifica “The Journal of Experimental Biology”.

Ogni anno milioni di uccelli migratori partono dai quartieri nuziali del nord Europa per svernare in Africa occidentale. Come si orientano molte specie di passeriformi nel loro lungo viaggio? Grazie ad una famiglia di proteine, i criptocromi, che potenzialmente possono essere utilizzate per percepire il campo magnetico terrestre.
E’ quanto emerge dallo studio condotto da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell’Università di Ferrara, coordinato da Augusto Foà, e composto da Leonida Fusani, Cristiano Bertolucci ed Elena Frigato, pubblicato recentemente in un articolo ed in un editoriale della importante rivista scientifica inglese “The Journal of Experimental Biology”.
La ricerca è iniziata nell’agosto 2011 nei pressi della Stazione ornitologica Pape in Lettonia, area di nidificazione della capinera (Sylvia atricapilla), dove i ricercatori Leonida Fusani e Cristiano Bertolucci hanno catturato un gruppo di capinere poco prima che intraprendessero un lungo viaggio di 9500 km con destinazione il Kenya. Una volta trasportati all’Università di Ferrara gli uccelli sono stati posti in gabbie di registrazione per verificare l’insorgenza o meno dell’inquietudine migratoria.
“La zugunruhe o inquietudine migratoria – spiega Leonida Fusani – è una intensa attività notturna che i passeriformi manifestano in cattività durante la stagione delle migrazioni. Grazie ad una manipolazione dell’accesso al cibo, siamo riusciti ad interrompere questa attività e a verificare i livelli di espressione dei criptocromi nell’occhio”.
“I criptocromi – afferma Cristiano Bertolucci – sono delle proteine che svolgono diverse funzioni. Nei vertebrati, ad esempio, possono comportarsi da fotorecettori, magnetocettori o riparare il danno degli ultravioletti al DNA”.
“I risultati ottenuti nei laboratori ferraresi – concludono Fusani e Bertolucci – hanno messo in evidenza come i livelli di espressione genica dei criptocromi aumentino negli animali in migrazione virtuale rispetto sia a quelli sedentari sia a quelli in cui l’inquietudine migratoria era stata interrotta sperimentalmente. Il cambiamento nell’espressione di questi geni può essere una delle chiavi per il rilevamento dei campi magnetici terrestri che guidano i passeriformi durante i lunghi voli notturni. E anche se questa non è la prova definitiva che gli uccelli possono utilizzate la bussola magnetica per orientarsi, è un’altra informazione importante a sostegno di questa ipotesi”

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UNIVERSITA’ DI FERRARA



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