4 giugno 1944: per mano delle Ss muore vicino Roma Bruno Buozzi. Era nato a Pontelagoscuro nel gennaio 1881.
Diventa operaio metallurgico nell’allora unica area a profilo industriale del ferrarese, Bondeno. Nel 1911 assume la carica di segretario generale della Fiom e nel 1919 conquista le otto ore della giornata lavorativa. Dopo l’omicidio Matteotti si avvicina a Filippo Turati e al socialismo restando però fermamente convinto dell’autonomia dell’organizzazione sindacale. Nel novembre 1925 diventa segretario generale della Ggdl e l’anno seguente è costretto a emigrare in Francia, dove continua il suo impegno sindacale e antifascista. Nel 1942 viene catturato dai tedeschi e consegnato all’Italia: viene condannato al confino a Montefalco.
Liberato dopo il 25 luglio 1943, lavora con Giuseppe Di Vittorio e Achille Grandi per la rinascita del sindacato, ma purtroppo non può vedere la nuova Cgil. Entrato in clandestinità, viene arrestato dalle Ss il 13 aprile 1944 e condotto in via Tasso.
Nella notte del 3 giugno 1944, mentre gli alleati stanno per entrare a Roma, i tedeschi in fuga lo caricano su un autocarro insieme ad altri prigionieri per deportarli. Al momento della partenza il camion è sovraccarico e Buozzi viene invitato a scendere ma preferisce cedere il posto a un altro prigioniero. All’alba del 4 giugno Buozzi e gli altri vengono portati in aperta campagna e rinchiusi in una rimessa, nel pomeriggio vengono tutti uccisi con un colpo di pistola alla testa.
Ecco perchè la sua firma non compare sul Patto di Roma che fa nascere la Cgil: il Patto è stato sottoscritto il 9 giugno 1944, ma per onorare la memoria di Buozzi e ricordare il suo impegno nelle trattative che resero possibile l’accordo, nel testo viene apposta la data del suo ultimo giorno di vita: 4 giugno 1944.
Non devono esserci poveri e non c’è peggiore povertà di quella che non ci permette di guadagnarci il pane,che ci priva della dignità del lavoro. (Papa Francesco)
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Federica Pezzoli
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