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Sono passati molti anni da quando la grande Wislawa Szymborska (premio Nobel per la letteratura nel 1996) scrisse una breve poesia dedicata alle donne vietnamite. Secondo la cara amica che mi ha girato la poesia, si potrebbero lasciare intatti i versi e sostituire solamente il titolo della poesia: KABUL al posto di VIETNAM. 
Ho fatto una prova: in nero la poesia originale, e appena sotto, in rosso, la nuova poesia. Provate a leggerle tutte e due, una di seguito all’altra. Io ho dato ragione alla mia amica: funzionano entrambe. Le donne del Vietnam e le donne di Kabul sembrano gemelle, uguali come due gocce di sangue.
Effe Emme

VIETNAM

Donna, come ti chiami? – Non lo so.
Quando sei nata, da dove vieni? – Non lo so.
Perchè ti sei scavata una tana sottoterra? – Non lo so.
Da quando ti nascondi qui? – Non lo so.
Perchè mi hai morso la mano? – Non lo so.
Sai che non ti faremo del male? – Non lo so.
Da che parte stai? – Non lo so.
Ora c’è la guerra, devi scegliere. – Non lo so.
Il tuo villaggio esiste ancora? – Non lo so.
Questi sono i tuoi figli? – Si

di Wislawa Szymborska

KABUL

Donna, come ti chiami? – Non lo so.
Quando sei nata, da dove vieni? – Non lo so.
Perchè ti sei scavata una tana sottoterra? – Non lo so.
Da quando ti nascondi qui? – Non lo so.
Perchè mi hai morso la mano? – Non lo so.
Sai che non ti faremo del male? – Non lo so.
Da che parte stai? – Non lo so.
Ora c’è la guerra, devi scegliere. – Non lo so.
Il tuo villaggio esiste ancora? – Non lo so.
Questi sono i tuoi figli? – Si

(adattamento da una poesia di Wislawa Szymborska) 

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Redazione di Periscopio



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