da: Franco Stefani
In Emilia-Romagna, secondo le statistiche della Regione fornite alla recente conferenza del Par (Piano d’azione regionale per la popolazione anziana), la provincia di Ferrara è quella con la maggiore percentuale di anziani di età pari o superiore a 65 anni , il 27%. Nel 2035, se i comportamenti demografici resteranno invariati, questa percentuale potrebbe superare il 30%. Conseguentemente, crescerà anche la percentuale dei cosiddetti “grandi anziani” di età pari o superiore ai 75 anni, in uno scenario che, sempre secondo la Regione, ipotizza un calo della popolazione ferrarese di 45 mila unità.
Due decenni sembrano molti, ma il tempo passa in fretta. In questo periodo, tuttavia, c’è la possibilità di studiare e predisporre soluzioni che rispondano al mutamento sia della composizione per classi di età, sia della struttura familiare, che inclina verso la composizione di uno, massimo due individui. Si tratta di operare una rivoluzione culturale, in controtendenza con un forte senso comune che considera la persona anziana inutile e da trascurare, meglio se isolata soprattutto durante i suoi ultimi anni di vita.
Ecco perché lo Spi-Cgil e l’Istituto Gramsci di Ferrara hanno assunto l’impegno di contribuire a realizzare, nella società ferrarese, alcune condizioni per cui gli anziani possano vivere meglio. Sia prendendosi maggiore cura delle loro difficoltà e fragilità psicofisiche, sia mettendoli in grado il più possibile di essere ancora partecipi della vita sociale, aiutando anche i famigliari e le persone più care che li accudiscono.
Il lavoro dello Spi e dell’Istituto Gramsci è iniziato nei giorni scorsi a Ferrara, con un incontro di ascolto a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, della sanità pubblica, del volontariato, del terzo settore. Nelle successive tappe, verranno analizzate e verificate proposte concrete su singoli temi. Ne ricordiamo alcuni: sanità (non autosufficienza, e altre emergenze); residenzialità (i problemi della casa e dell’abitare); luoghi di accoglienza (condizioni di vita nelle case di riposo, nelle case protette, nelle case famiglia); solitudine, coinvolgimento sociale, sicurezza; funzionamento dei servizi sociali (domiciliarietà, trasporti, monitoraggio e prevenzione delle malattie degenerative). In parallelo si avvierà una ricerca per mettere a fuoco gli aspetti significativi e i bisogni degli anziani.
Al termine di questo percorso, presumibilmente all’inizio del 2017, le proposte saranno presentate pubblicamente alle istituzioni e agli attori sociali, in città e nei principali Comuni della provincia.
Sentiamo l’urgenza di affrontare questi temi perché dalla lettura dei dati e dei contesti economici e sociali risultano prevedibili futuri e profondi cambiamenti, che avranno particolare effetti nella nostra realtà territoriale. Ciò richiede la definizione di nuovi percorsi strutturali e organizzativi. E’ indispensabile attrezzarci per rafforzare la rete delle risposte in modo che tutti – istituzioni, organizzazioni economiche e sindacali, strutture sociali e sanitarie, il volontariato e il Terzo settore – sappiano qualificare ogni ambito della rete, secondo le proprie responsabilità e competenze.
Siamo impegnati per costruire una nuova stagione del welfare, all’insegna della solidarietà tra generazioni, i cui costi dovranno essere a carico del pubblico e del privato. Ogni passo avanti che sarà compiuto in questa direzione, ogni progetto che andrà in porto, costituirà un tassello della società giusta che vogliamo creare per le diverse età della vita.
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