Tiziano Tagliani: una idea di città
Tempo di lettura: 4 minuti
di Tiziano Tagliani
(Sindaco di Ferrara 2009-2019)
Mi sono volontariamente sottratto fino ad ora al dibattito sulla ”crisi della sinistra” ferrarese sia perché la difesa d’ufficio non mi appassiona, sia perché essendo divenuta giorno dopo giorno una sequela di rilievi al PD talvolta utile, talaltra meno, penso che esponenti del partito più qualificati di me, alcuni con ruoli di rilievo, altri, assenti anche nella fase delle elezioni, avrebbero dovuto e potuto dire la loro. Io ho detto la mia per diversi anni.
Mi scuote oggi l’intervento di Federico Varese che stimo molto. I suoi rilievi sono due: il mancato coraggio nella scelta di un candidato civico e la assenza di una idea di città. Non sono d’accordo.
Il PD dopo la batosta alle politiche ha verificato se vi fosse un candidato di partito con chance di vittoria, e non lo ha trovato, qualche rifiuto e tanta paura. Pertanto dall’autunno 2018 a gennaio 2019 il PD aveva individuato e lavorato con il candidato Fulvio Bernabei, una scelta coraggiosa in linea con la necessità palese di “allargare” la platea del consenso.
Una scelta all’ultimo tramontata ma non per volontà del PD, o per lo meno non solo del PD, appare quanto meno originale che proprio dalla sinistra, la meno convinta di quella candidatura, venga oggi il richiamo alla mancanza di coraggio. Poi ci furono i “civici”, ma questa è già un ‘altra storia: quella della generosa disponibilità a mettersi in gioco degli esponenti della giunta uscente Aldo e Roberta, per i quali era difficile interpretare il “nuovo”.
Per dire che è mancata una idea di città bisogna scendere dal platonico mondo delle idee e confrontarsi con le “cose”.
Le cause della sconfitta sarebbero da ricondursi al nuovo ospedale o al Palaspecchi ? strano a dirsi, di fronte ad una idea di città che quei problemi ha obiettivamente risolto e non senza fatica spesso nel silenzio di tanti nostri commentatori.
Le cause sarebbero da ricondurre al fallimento di CARIFE ?
Assai probabile, ma avventuroso ricondurne le responsabilità politiche a chi in città, per mesi isolato, si è preso la “ briga e di certo non il gusto” di dire al Governo che fu un errore fare di 4 banche un male comune, certo non un mezzo gaudio.
E’ certo invece che, per chi come il sottoscritto, non ha mai smesso di incontrare i cittadini (non ci sono solo i bar, ci sono anche tribunali, negozi di alimentari, palestre, cinema, librerie…) risultava palese che l’immigrazione massiccia e priva di politiche di integrazione stava creando, anche dentro la sinistra, l’associazionismo ed il sindacato stesso un disagio forte, esteso.
Questo problema reale, magistralmente amplificato dalla stampa locale e dalla comunicazione professionale messa in campo per tempo dalla Lega ne ha fatto “il tema”. Chi oggi lamenta l’assenza di una politica coerente e decisa del PD, i cui sindaci avevano opinioni a volte opposte, dimentica che questo partito è l’unico con un base popolare e che, proprio perché si “percepiva” l’ampiezza di quel problema fra la gente , è risultato complesso allineare le posizioni.
Non è bastata né l’animazione culturale in Gad, voluta a sinistra, né l’esercito osteggiato a sinistra.
Sarebbe il caso, in un dibattito sulla sinistra, dirci chiaramente se chi scrive ha perso o guadagnato voti andando a recuperare 6 donne col pulmino dell’ASP, abbandonate sulla Romea dai Carabinieri, dal Prefetto e da Naomo. Anche questa è idea di città si può certo obiettare in merito , ma non dire che non c’era.
Così come la riqualificazione delle piazze periferiche (Ponte, Revedin) , la realizzazione, dopo anni, dei parcheggi in centro, 140 alloggi di Edilizia residenziale pubblica senza consumo di suolo, la nuova missione affidata a tutti i contenitori culturali cittadini con investimenti per centinaia di milioni sono una idea di città, spesso una parte della sinistra l’ha legittimamente osteggiata, ma questa è cosa diversa dal dire che non c’era.
In passato si è esternalizzato e non poco dopo innumerevoli infuocati incontri con il personale, i genitori, le rappresentanze sindacali, si sono spiegate le ragioni e raccolti i suggerimenti a difesa del sistema pubblico; oggi si esternalizza “a freddo” il lunedì e poi si fa dietro front il martedì. E dite che ha vinto chi ha una idea di città?
Si può sostenere poi che il “porta a porta” fosse meglio della “calotta” o che una società in house fosse meglio di Hera, come anche qui una parte della sinistra ha sostenuto pervicacemente, io non lo penso e nessuno mi ha mai convinto sul punto ( Forlì per prima), ma portare i ferraresi alle vette della raccolta differenziata riducendo le tariffe per l’85% dei cittadini è una idea di città.
Chi ha vinto comunque non ha cambiato neanche una virgola dopo aver suonato la tromba del “paciugo” per anni.
Con Merola e Muzzarelli la città ha proposto alle categorie economiche una forte alleanza territoriale, il Ministro ci ha messo 80 milioni per un progetto “Ducato Estense”, ognuno invece è andato per suo conto ed oggi Ferrara non conta nulla: né a Ravenna, né a Bologna. Ci fu in proposito una idea di città differente ? me la sono persa, non so se ci fosse a sinistra, certamente oggi non la vedo ed il momento tragico che ci aspetta presupporrebbe invece idee ben chiare.
Non siamo stati capaci di valorizzare abbastanza il nostro lavoro?
Il Meis, le tangenziali, i progetti del bando periferie e la riqualificazione del MOF, le politiche trasporto pubblico con l’abbonamento gratis ai ragazzi e l’estensione della tariffa urbana, gli interventi per la sostenibilità e l’accessibilità della città (prima in Italia), gli studentati al palaspecchi:
è certamente vero.
Avevamo strumenti inadeguati e nessun sostegno esterno da un PD che ha scoperto la comunicazione con Bonaccini, ma non direi che non ci fosse un’ idea di città.

Sostieni periscopio!
Riceviamo e pubblichiamo
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani