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di Lorenzo Bissi

La galleria d’arte e parrucchieri Cloister, in corso Porta Reno 45, ospita nefelai (dal greco antico: “nuvole”), una mostra realizzata dalla professoressa di storia dell’arte del liceo Ariosto, e artista a tutti gli effetti, Angela Pampolini.
Sospese per tutte le stanze, teste di manichini anonimi, senza volto, ma con bionde ed eloquenti capigliature, realizzate in canapa idraulica.
Per capire di più sarebbe stato meglio farsi portare “Con Angela sulle Nuvole”, attraverso le parole del professore Claudio Cazzola, che ha commentato il giorno 19 gennaio l’opera Nuvole di Aristofane, commediografo ateniese, da cui è tratto il nome della mostra.
Grazie alla lettura guidata di alcuni versi dello scritto aristofaneo, il professore ha trasportato il suo pubblico dalla galleria d’arte fino alle gradinate del teatro di Atene, ricostruendo l’atmosfera della messa in scena della commedia in modo divulgativo, ma profondo e mai banale. “Umberto Eco scriveva che Aristofane non faceva ridere, mentre Plauto si: bella forza! Noi siamo eredi della latinità, e della grecità non capiamo più niente. Ma per capirli dobbiamo andare oltre, entrare nella loro cultura, e non fare come facciamo oggi, cioè cercare di attrarla nel nostro mondo, e adattare una mentalità diversa al quello che è il nostro pensiero. Un tempo avevamo tre sessi, come dimostrano le lingue indoeuropee, che hanno il maschile, il femminile e il neutro (in latino, ne-utrum significa nessuno dei due), ed è proprio Aristofane che nel Simposio di Platone ci parla degli ermafroditi, uomini doppi, con quattro gambe, quattro braccia, e due teste, che per ordine di Zeus vengono dimezzati e ricuciti. E dove sarebbe la prova di ciò? Nell’ombelico: la cicatrice della cucitura a cui tutti siamo stati sottoposti”. Ed eccoci al fulcro della mostra, le Nuvole, la leggerezza: per alcune dottrine orientali, continua il professor Cazzola, la posizione a gambe incrociate, con lo sguardo rivolto all’ombelico porta all’elevazione, alla levitazione. E per il mondo greco, è solo cercando e trovando la metà da cui siamo stati separati che potremo essere più pesanti fisicamente, ma più leggeri spiritualmente.
Emblematiche le parole della Pampolini, che ringraziando il professore, ha detto che ancora una volta, ha capito dopo quello che doveva capire prima.
Ma dove sta la potenza dell’arte, se non nel riuscire ad intuire ciò che la ragione non riesce a vedere chiaramente? E in questo pensatoio, dove i pensieri sono le crespe chiome dei manichini, tutti sono riusciti ad entrare nel dionisiaco mondo greco.

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Redazione di Periscopio



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