Un trenino fra le nuvole
(un racconto piccolo piccolo)
Nei miei ricordi d’infanzia, dai tre agli otto anni, viaggiare in treno è stata un’esperienza ricorrente, forte.
Abitavo ad Argenta e i miei nonni materni vivevano a Lavezzola, all’inizio della Romagna, oltre il ponte sul Reno. Terre di confine, quindi terre di orgogliosi bastardi.
Erano 6 chilometri e, quasi ogni settimana, salivo con mia madre e mio fratello su un treno sbuffante e guardavo, memorizzavo il paesaggio, la campagna.
Papà lavorava molto lontano, a Ferrara.
Era bello stare accanto al finestrino ed entrare col pensiero nelle case, immaginare situazioni di vita familiare che potevano svolgersi fra quelle mura.Tra un viaggio e l’altro, notavo differenze, entravo col pensiero nei lavori dei campi quasi ad incoraggiare i contadini perché terminassero presto la semina o il raccolto del grano.
Era un viaggio che durava meno di 20 minuti ma a me sembravano molti di più. Accanto a me, nella carrozza, c’erano sempre tante vite in movimento, tanti micromondi, un’avvincente confusione.
D’estate, il treno mi faceva compagnia per tanto tempo. Andavamo al mare a Cervia e, man mano che ci si avvicinava alla meta, cambiavano le persone, i bagagli, gli abbigliamenti. Gli abiti da lavoro lasciavano il posto agli abiti da riposo.
Tra un Capitan Miki ed un Black Macigno, mi addormentavo spesso. Mi ricordo che una volta, durante un viaggio verso il mare, mi svegliai, guardai fuori dal finestrino e non vidi niente.
C’era solo un grande telo bianco che sembrava volare. Non capivo. Poi ho visto, là in basso, due alberi, una casa e…riecco la grande nuvola bianca. Per un attimo, avevo pensato di essere in cielo. Invece, il treno stava “solo” superando un ponte su di un fiume.

Sostieni periscopio!
Pierluigi Guerrini
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)