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Ferrara film corto festival

Ferrara film corto festival


22 Maggio 2014

Un tempo senza perdita

Tempo di lettura: 3 minuti


Sui social network la morte non è contemplata. Una persona può morire, ma il suo profilo virtuale continua a vivere nei commenti lasciati dagli altri. Quando ricorre la data del compleanno le persone che conoscevano, realmente o virtualmente, colui che non c’è più, lasciano i loro auguri. Ciò è fatto con l’intento dichiarato di ricordare chi è scomparso, manifestando in pubblico la persistenza di un legame, ma in realtà segnala la difficoltà di accettarne la perdita.
In questo tempo le perdite non sono tollerate e vengono continuamente tappate da vari succedanei, nell’illusione di contornare, così, un’angoscia che invece continua ad essere viva e presente e anzi si autoalimenta.
La nostra società sembra negare lo spazio per il dolore e la sofferenza, proprio per questo gli individui sono sempre più impreparati a fronteggiarla e ad affrontarla. Così il tempo si congela, non trascorre, non scorre, si ferma e ciò impedisce l’elaborazione di un lutto che permetterebbe poi il ritorno alla vita.
Solitamente si cerca di tenere i bambini fuori da situazioni di dolore, ad esempio non vengono portati ai funerali, pensando di risparmiare loro una sofferenza. Non si considera che così facendo si contribuisce a creare adulti impreparati ad affrontare ciò che la vita propone, inevitabilmente, davanti a tutti, prima o poi.
I funerali sono rituali che servono ai vivi, hanno la funzione di contornare un’angoscia che difficilmente può sennò trovare uno spazio adeguato per essere elaborata e superata. I riti funebri sono riti di vita per coloro che restano.
L’esclusione e il silenzio non proteggono i bambini dalla sofferenza, né li preservano dal disagio, dallo smarrimento, né li fanno diventare più maturi. Anzi i momenti peggiori sono proprio quelli in cui i bambini percepiscono che è successo, o sta avvenendo, qualcosa di grave e non sanno trovare risposte a tutto quello che avviene in famiglia e si sentono esclusi, ignorati e lasciati soli.
I bambini devono essere sostenuti e accompagnati nel processo di accettazione ed elaborazione di una eventuale realtà dolorosa; ciò può realizzarsi solo all’interno di un rapporto affettivo fatto di fiducia, dialogo e condivisione sia all’interno della famiglia che in ambito sociale.
Senza un’elaborazione del lutto tutto rischia di rimanere congelato, fermato al momento in cui la persona è scomparsa, ma di fatto mai scomparsa del tutto, visto che continua a vivere, ad esempio, virtualmente.
La generale rimozione del lutto si manifesta nella difficoltà di comunicarlo direttamente: spesso si apprende della scomparsa di una persona attraverso i social network, rimanendo increduli di fronte a ciò che si legge. Facebook funziona come una propria e vera piazza in cui le notizie circolano veloci, talmente veloci che non lasciano il tempo di riflettere, di digerire ciò che si legge.
Così, mentre il ricordo persistente sembra rispondere ad un atto di memoria, in realtà rischia di esprimere la rimozione collettiva che circonda il dolore nel nostro tempo.

Chiara Baratelli, psicoanalista e psicoterapeuta, specializzata nella cura dei disturbi alimentari e in sessuologia clinica. Si occupa di problematiche legate all’adolescenza, dei disturbi dell’identità di genere, del rapporto genitori-figli e di difficoltà relazionali.
baratellichiara@gmail.com

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Chiara Baratelli

È psicoanalista e psicoterapeuta, specializzata nella cura dei disturbi alimentari e in sessuologia clinica. Si occupa di problematiche legate all’adolescenza, dei disturbi dell’identità di genere, del rapporto genitori-figli e di difficoltà relazionali.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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