Un San Francesco spettacolare e finora segreto in mostra al Castello Estense
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Finalmente lo vedremo, il quadro che rappresenta San Francesco realizzato dal Guercino e che è rimasto appeso per secoli all’interno della chiesa per la quale era stato appositamente commissionato, che è quella inaccessibile delle Sacre Stimmate, a Ferrara in via Palestro.
Si sapeva che a Ferrara c’era questo ritratto del santo realizzato nientemeno che dal Guercino, ma era da così tanto tempo in quella chiesa chiusa a pochi passi da piazza Ariostea che, fino ad ora, non c’è stata la possibilità di avvicinarlo.
Così, per lungo tempo mi sono interrogata su come potesse essere – vista da vicino – questa immagine di una delle figure più amate e rappresentate dell’iconografia religiosa e forse quella di maggior rilievo con questo soggetto presente a Ferrara, realizzata appunto da Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666), artista emiliano che offre uno dei riferimenti più rappresentativi della fase matura del barocco.
Sono proprio le rappresentazioni artistiche, credo, che hanno contribuito a fare conoscere e quindi amare così tanto San Francesco: sia che si tratti di opera letteraria, a partire da quell’inno alla vita e alla bellezza della natura che è il “Cantico delle creature” composto da Francesco d’Assisi stesso intorno al 1224 e considerato il testo poetico d’autore più antico della letteratura italiana, sia che si tratti di arte figurativa che comincia a divulgarne le gesta in quel toccante ciclo di affreschi giotteschi che decorano le pareti della basilica di San Francesco, ad Assisi, dove per la prima volta viene data forma e colore in maniera sistematica e pubblica alla sua predica agli uccelli, al dono del mantello, alla sua rinuncia agli averi e anche al dono che riceve delle stimmate (o stigmate), cioè le ferite nelle mani e nei piedi uguali a quelle che si creano sul corpo di Cristo durante la passione.
Questi momenti della vita di Francesco sono ripresi poi da tanti autori, celebri o meno.
Nella tela ferrarese è subito riscontrabile il legame tra il dipinto del Guercino e la scena di vita del santo firmata da Giotto. C’è Francesco in ginocchio con lo sguardo rivolto al cielo, dove volteggia la figura di Gesù con le braccia spalancate a croce che prendono forma di ali di creatura angelica. L’iconografia originale di stampo giottesco, essenziale ed austera, viene però personalizzata da Guercino che risente del clima barocco e ci aggiunge un’enfasi quasi da kolossal: ecco allora lo sguardo drammatico del santo velato di lacrime, un cielo scenografico dell’ora blu della sera con grosse nuvole che evidenziano la gradazione spettacolare dello sfondo nella tonalità dei lapislazzuli (con cui spesso venivano realizzati i pigmenti) e poi l’aggiunta del libro, del teschio e del crocifisso, simboli spesso associati a un altro santo, che è lo studioso e traduttore della Bibbia Gerolamo (o Girolamo), accanto al quale non mancano mai appunto gli strumenti del sapere e del riflettere come volumi o quaderni di scrittura, la croce come oggetto privilegiato di contemplazione e il teschio rappresentativo della natura effimera dei beni mondani e quindi della vanità di tutto ciò che è terreno.
E’ da notare il fatto che, oltre a quest’opera, datata 1632, Guercino realizza diversi dipinti sullo stesso tema di San Francesco nell’atto di ricevere le ferite cristiane: c’è un “San Francesco che riceve le stimmate” [clicca sul titolo per aprire link con l’immagine] realizzato nel 1633 per il convento francescano di San Giovanni in Persiceto e ora nella Pinacoteca di Novara; un altro “San Francesco riceve le stimmate” realizzato nello stesso periodo per i Cappuccini di Piacenza (1632-34); un altro ancora che si può vedere nel Convento dei frati Cappuccini di Cesena (1646), uno nella Chiesa di Santa Maria in Laterano di Forlì (1651-52) e persino uno al Landesmuseum Mainz ovvero al museo statale della città tedesca di Magonza (1642). Come se questo episodio stesse particolarmente a cuore al pittore centese, che del santo porta pure il nome e che ancora bambino ebbe un trauma al viso rimanendo guercio per il resto della vita, fatto che gli valse il soprannome con cui è ricordato nella storia dell’arte.
La tela ferrarese di “San Francesco che riceve le stimmate” realizzata da Guercino apposta per la confraternita di Ferrara sarà ora sottoposta a un intervento di restauro in un cantiere aperto al pubblico all’interno del percorso espositivo “Dipingere gli affetti”. Oltre a poterlo vedere da vicino si potrà, quindi, assistere alla sua graduale riscoperta.
“Dipingere gli affetti” con esposizione aggiuntiva di “San Francesco che riceve le stimmate” di Guercino, “San Ludovico di Tolosa” e “Sant’Elisabetta regina di Ungheria” di Carlo Bononi – Camerini del Castello Estense, largo Castello 1, Ferrara. Ingresso a pagamento.
Da sabato 14 settembre a giovedì 26 dicembre 2019, orario 9.30-17.30 (ultimo ingresso alle 16.45).
A cura di Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, Musei di arte antica del Comune di Ferrara, Fondazione Ferrara Arte in collaborazione con Copma scrl, Cfr–Consorzio Futuro in Ricerca, Cias–Centro Ricerche Inquinamento Fisico Chimico Microbiologico Ambienti Alta Sterilità dell’Università di Ferrara
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Giorgia Mazzotti
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