Need Her Love (Electric Light Orchestra, 1979)
Letto d’ospedale. L’uomo era pensieroso, perso nel suo labirinto d’emozioni. Stava ripassando le cose non dette, quelle mai dette, quelle dette per metà e quelle dette male. Un elenco che lo feriva, una lista di rimpianti e qualche rimorso.
Al suo fianco la compagna di una vita lo vegliava in silenzio. La complicità era massima, non servivano parole, bastava lo sguardo.
Il tempo passato insieme, tutti quegli anni avevano saldato quelle due piccole anime trasformandole in qualcosa di unico, di diverso e più grande. Un legame inattaccabile, feroce, resistente all’usura della vita, e alla morte.
L’uomo la guardò, le forze stavano per abbandonarlo e per l’ultima volta volle piangere, poiché non era più in grado di parlare e il pianto era l’unica parola rimastagli addosso. Un pianto discreto, muto, una sola lacrima e in essa tutto l’amore di una vita che gridava in silenzio. La sua donna lesse quel pianto, raccolse il riflesso di quella lacrima, lo fece suo, nei propri occhi.
Così l’uomo se ne andò per sempre dalla vita, lasciando a lei il conforto dell’ultimo sguardo.
L’anima nell’anima. Un solo respiro diviso in due cuori. Un cuore si ferma e cede all’altro il ricordo di sé.
E così l’assenza dell’uomo si fece via via presenza nella donna. E la donna visse, visse chiudendosi al mondo, sempre innamorata del suo uomo che non c’era più.
Quell’uomo e quella donna erano mio padre e mia madre.
Non ho mai più visto un amore così assoluto. E ho sempre pensato che non sarei mai stato in grado di eguagliarlo.
Mia madre abbandonò la vita un anno e mezzo dopo mio padre. Come se avesse esaurito le poche scorte di desiderio rimaste. Sì perché per vivere occorre desiderare… e desiderare di vivere naturalmente!
I desideri di mia madre si erano spenti l’uno dopo l’altro, mese dopo mese. Io ero ancora troppo preso dal mio dolore per la morte di mio padre, dalla mia rabbia, dalle mie emozioni che mi bruciavano addosso.
Non mi ero accorto di nulla. E anche mia madre, piano piano, se ne stava andando.
Poi un giorno ricevetti la diagnosi: leucemia fulminante.
Ecco, questo fu il modo che aveva scelto.
Dopo tanti anni senza di loro, dopo aver metabolizzato il dolore della perdita e soprattutto dell’assenza, mi rimane il loro romantico ricordo, e il loro splendido esempio.
Riguardo le loro foto e sorrido. Li ripenso uniti per sempre, e capisco d’esser felice.
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Carlo Tassi
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