Carissimo direttore, ti scrivo come cittadino indignato, offeso, preoccupato, arrabbiato. Come cittadino perché vedo restringersi ogni giorno di più gli spazi democratici che con tanta fatica la mia generazione, pur tra errori e presunzioni, ha tentato di aprire alla società; come progressista (se vuoi comunista) perché mi accorgo con orrore che la sinistra è morta. Se esistevano ancora dubbi in proposito, il proditorio attacco poliziesco ai lavoratori delle acciaierie di Terni – che ci ha riportato indietro ai tempi funesti di Scelba – ha dimostrato quanto sia reale il grido disperato di coloro che credono sia possibile costruire un paese non dominato dalla voracità di quattro padroni spelacchiati (e dai loro interessati scagnozzi). Mi pare che l’aggressione scelbiana di Roma sia stata una gentile concessione del nostro governo a un gruppo padronale che ai suoi tempi ha sconvolto il mondo, fornendo a Hitler le armi per ammazzare milioni di persone: sto parlando naturalmente dei Krupp, un gruppo onnivoro che presumo non dispiaccia alla Merkel. E la Merkel non dispiace al boyscout Renzi, pronto a rispolverare Bava Beccaris e a non chiedere scusa, come avrebbe potuto e dovuto fare dopo le manganellate, ai lavoratori, i quali – non dimentichiamo – sono pure coloro che lo hano portato al governo. Eletto no: il presidente Napolitano ha cancellato le elezioni, preferendo le nomine dirette, in rapida successione un-due-tre, Monti-Letta-Renzi. Ma è così: il Vangelo secondo Matteo è fatto in questo personalissimo modo, si va al potere sull’onda di una incazzatura popolare vastissima e poi, su consiglio di Berlusconi (che era considerato nemico del popolo) si cancellano i diritti dei lavoratori, tanto che il presidente degli industriali dice va bene così; ma quello che più mi sconforta, mi addolora, mi fa versare le ultime lacrime tenute in serbo per queste evenienze è l’atteggiamento dei politici (o politicanti?) di sinistra: dove sono, che cosa fanno, che cosa dicono? Un po’ di masturbazione davanti alle accomodanti telecamere e poi a casa, la minestra è pronta.
Nella mia lunga vita lavorativa, tra gli altri incarichi, ho avuto quello di direttore dei “Problemi della transizione”, trimestrale di dibattito ideologico del Pci di Bologna: scorro i nomi dei redattori e collaboratori, da Zangheri a Pietro Ingrao, erano i nomi di intellettuali di sinistra, abituati a discutere e a non avere verità preconfezionate in tasca anche se le carriere fatte avrebbero potuto concedere loro di sprecare qualche volta il pronome personale “io”. Adesso l’”io” si spreca, caro direttore, il Vangelo di Matteo ce lo in segna. Sanno tutto loro, i vari Renzi. Ma perché noi che, invece, sappiamo niente non ricominciamo a discutere, a mettere insieme un po’ di idee nuove, ma veramente nuove, lasciando a Renzi onere e onore di fare patti con Berlusconi? Proviamo a capire se, oltre il decotto capitalismo, esiste qualcosa d’altro. Proviamo.
Caro Gian Pietro, attraverso questo giornale – e quindi anche con il tuo prezioso contributo – cerchiamo ogni giorno di fare esattamente ciò che auspichi: mettere insieme un po’ di idee nuove, fornire stimoli alla riflessione e aprire spazi di confronto. La tua indignazione è condivisa da tanti, però è difficile indirizzare positivamente la rabbia per propiziare una svolta reale, un cambiamento radicale.
Ci esorti ad analizzare in particolare le ragioni della crisi della sinistra. Tempo fa abbiamo avviato un’inchiesta sulla crisi della partecipazione e della rappresentanza politica, nei prossimi giorni intendiamo riprenderla con nuovi interventi e altre analisi. In fondo anche questa è una chiave di lettura dell’eclissi della sinistra, perché lo scollamento fra istituzioni e cittadini ne contraddice i valori fondanti: se non c’è condivisione e coinvolgimento della base, se anziché ampliare si riducono i luoghi di confronto e si delegano le scelte a soggetti sempre più distanti e sempre meno controllabili, si svilisce il concetto di democrazia partecipativa che è linfa e baluardo della sinistra.
Vogliamo approfondire questo ragionamento, contiamo di farlo anche con l’ausilio della tua intelligenza. (s.g.)
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Gian Pietro Testa
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