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Un fiume di Musica 2018: 18 serate musicali e un pubblico da record, il bilancio della terza edizione alla darsena di Ferrara

Articolo pubblicato il 2 Agosto 2018, Scritto da Riceviamo e pubblichiamo

Tempo di lettura: 3 minuti


Dopo tre mesi, 18 eventi musicali a ingresso libero, 500 persone presenti in media a ogni serata, si è conclusa, con il concerto Organic Trio e Roberto Manuzzi di giovedì scorso, l’edizione 2018 di Un fiume di Musica. Il ciclo di concerti è stato organizzato dalla Scuola di Musica Moderna-Associazione Musicisti di Ferrara in collaborazione con il Consorzio Wunderkammer, di cui l’Associazione Musicisti di Ferrara fa parte. Anche quest’anno il festival è stato all’interno del progetto Smart Dock, nell’ambito di ‘Giardino Creativo’ finanziato da Anci. Il bilancio spetta a Roberto Formignani, direttore artistico e ideatore di Un fiume di Musica.

Terza edizione di Un fiume di Musica: il bilancio. “È andata ancora meglio delle altre e non ha visto, come le precedenti edizioni, il calo fisiologico nel mese di luglio – racconta Roberto Formignani – Nei tre mesi di programmazione, c’è sempre stata un’affluenza costante che si è aggirata intorno alle 400-500 persone a sera, con un pubblico di tutte le età. Le sedie a disposizione erano 300, e in più c’erano 8 tavoli con panche che solitamente ospitano altre 50-60 persone, oltre il pubblico seduto sul prato ed in piedi. Abbiamo avuto l’onore di essere visitati da Rai 3, dalla televisione di Feltrinelli ‘La Effe’ e da Telestense per dei servizi dedicati; dopo la terza edizione possiamo dire di aver acceso i riflettori sulla darsena cittadina, facendola diventare un altro punto dove passare piacevoli serate al fresco per il pubblico ferrarese e non. L’area quest’anno è stata ampliata permettendo alle offerte enogastronomiche di accontentare meglio il pubblico. L’impatto sul quartiere è stato senza dubbio molto positivo, perché non ci sono state lamentele per il suono, che è sempre stato contenuto e limitato al massimo alle ore 23”.

I numeri di Un fiume di Musica. “Le serate – continua il direttore artistico della rassegna – in tutto sono state 15 e tre giorni di saggi della scuola di musica moderna per un totale di 18 appuntamenti. All’interno di Un Fiume di Musica sono stati inseriti due festival: Wah Wah Music Fest, che ha visto l’avvicendarsi di cantautori indipendenti sia della città che internazionali (tra cui Dirk Hamilton), e il festival della chitarra Manouche ‘Gypsy Guitar’ dedicato a Mario Maccaferri, liutaio centese che ha stabilito un must con i suoi strumenti adoperati dal leggendario chitarrista Django Reinhardt. Un onore per noi è stato ospitare in questo festival l’enfant prodige parigino Antoine Boyer”.

Il successo e la filosofia degli aperitivi musicali al quartiere Giardino. “A parte i due festival, l’idea alla base di Un fiume di Musica è quella di far suonare gli insegnati della Scuola di musica moderna di Ferrara che, in questo modo, promuovono il loro operato all’interno della scuola stessa. La scoperta di quest’anno è stata senza dubbio l’operato positivo dei ragazzi di Wah Wah Magazine, che hanno reso possibile il loro festival (il Wah Wah Music Fest), intento a proporre sempre cose nuove e non cover band o tribute band, che spesso attirano molto di più. Sono andati contro tendenza e si sono adoperati per far suonare artisti che credono nel loro apporto artistico proponendo canzoni d’autore inedite. La scelta è piaciuta, anche perché situazioni del genere sono sempre più rare”.

Uno sguardo al futuro, Idee per la prossima edizione. “La prossima edizione – conclude Roberto Formignani – senza dubbio manterrà il collaudato format, cercando comunque di aggiungere delle novità. Vedremo se allungare il periodo della rassegna, viste le tante richieste, e vedremo come utilizzare al meglio il luogo che ci ospita, provando a mettere in risalto alcune peculiarità intrinseche della Darsena e del fiume”. Per ora sono solo delle idee, ma il futuro di Un fiume di Musica già scorre nella fantasia, per vederlo concretizzato il più possibile, poi, nella realtà.

Da: Consorzio Wunderkammer

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
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PAESE REALE
di Piermaria Romani