Albertino Canali è il nostro vicino di casa. Ha circa l’età della zia Costanza, intorno ai cinquant’anni. E’ alto, simpatico, fa il trebbiatore. Quando ci incontriamo mi saluta alzando la mano e poi mi dice: “ Ciao Rebecca del mé cör” (del mio cuore).
E’ un modo di dire, io non sono del suo cuore, sono solo la sua vicina di casa.
Albertino possiede un carretto di ferro con due grandi ruote coi copertoni neri. Il carretto deve essere trascinato a mano in quanto non ha il motore. E’ piccolo, solido, verniciato di verde, può contenere al massimo una botte di vino. Albertino lo usa per le più svariate faccende: trasporta sterpaglie, ferro arrugginito, cartoni da portare alla discarica e altro ciarpame inutile da bruciare o smaltire. A volte lo parcheggia davanti al negozio di Camilla e ci carica le confezioni di bottiglie d’acqua da portare a casa, oppure il mangime dei gatti di sua sorella Gina o qualche altro bene di prima necessità che vuole acquistare e che è un po’ ingombrante da portare a mano. Volendo il carretto può anche essere attaccato dietro la bicicletta e quindi aumentare di molto la sua possibilità di trasporto di materiale pesante.
Lui però non lo fa quasi mai, penso gli piaccia trascinarlo a mano.
Il carretto è verniciato di verde scuro e dietro c’è scritto “Marghera”. Marghera era il cognome del signore che gliel’ha regalato quando ha comprato un’ape a motore e l’ha sostituito. Albertino ha cercato con la vernice bianca di cambiare Marghera in Margherita. Ha cambiato l’ultima “a” in “i” e poi ha aggiunto “ta”. Per completare l’opera ha anche disegnato una specie di fiore con i petali lanceolati bianchi e il pistillo giallo. Ma il coloro delle due vernici non era identico e alla fine invece di sembrare “Margherita” sembra un “Marghera” pasticciato. Sta di fatto, che tutti chiamano il carretto verde di Albertino “Marghera”.
Credo anche che qualcuno pensi che sia la marca di fabbrica di quel mezzo unico.
I bambini di via Santoni Rosa amano Marghera, perché quando Albertino ha un po’ di tempo li carica sul carretto e li porta avanti e indietro per la via. Questo è un divertimento impareggiabile. I bambini si divertono moltissimo, hanno dei visetti soddisfatti e appagati. Non li vedi così nemmeno alla fiera e al Luna Park. Intere generazioni di Pontalbesi hanno desiderato almeno una volta fare un giro su quel trabiccolo e i bambini di via Santoni si sono sicuramenti considerati dei privilegiati per avere sempre la precedenze nei trasporti di Marghera.
Anche Veleria e Enrico, i miei fratellini, amano Marghera e, essendo degli abitanti di via Santoni, hanno avuto la soddisfazione di essere trasportati a lungo. A volte Albertino carica anche quattro o cinque bambini per volta, cioè quasi tutti i bambini piccoli che abitano nella nostra via.
E’ uno spettacolo incredibile, lui li tira avanti e indietro e loro spuntano con le loro testoline divertite dalle sponde verdi di Marghera. Sembrano tanti funghetti in un piccolo prato in movimento.
Ogni tanto qualcuno li fotografa e una volta, un professionista che era in paese per documentare l’arrivo del Vescovo, ha usato un rullino intero per fotografare Marghera carico di bambini vocianti. Il Vescovo è stato comunque immortalato e il giorno dopo è comparso sul giornale locale come la buona prassi comanda.
Per divertire i bambini non servono i soldi, serve creatività, buon umore, disponibilità, tempo da dedicare loro. Mi chiedo quanti di noi lo facciano. Albertino Canali è unico, trasporta i bambini sul suo carretto e li fa divertire. Facendo questo si immerge in una dimensione del vivere che è autentica, che emoziona, che insegna. Non servono soldi, non si inquina, non c’è pericolo.
In Marghera c’è una favola vera, c’è la scoperta di qualcosa di buffo e divertente che può essere esperito, che diventa fonte di apprendimento, ricordo buono di un’infanzia autentica. Quei giri sul carretto verde nutriranno i ricordi garantendo loro un circuito in più per autoalimentarsi. Coltivare e addolcire i ricordi dei bambini è fondamentale. Rende Pontalba e Via Santoni un posto in cui vale la pena di vivere, un po’di più di quanto varrebbe altrimenti.
Credo che se un giorno Marghera smetterà la sua funzione perché sarà troppo vecchio e arrugginito per continuare con i trasporti, lo dovremo mettere nel museo degli attrezzi agricoli di Pontalba. Proprio un attrezzo agricolo non è, ma questo non è rilevante. Di fatto è molto di più, è un pezzo della nostra storia, di quella di tutti i bambini che siamo stati in questo angolo di mondo.
Una volta ho sentito un bambino dire ad Albertino:
“Ma quando tu morirai che fin farà Marghera?” e Albertino ha risposto.
“Prima che io muoia lo regalerò a qualche brava persona e mi farò promettere che, tutte le volte che potrà, farà fare dei bei giri ai bambini più buoni”.
“Io sono buonissimo!” gli ha risposto il bambino. Ho sorriso divertita, non ho potuto farne a meno.
In Marghera c’è davvero un pezzo della nostra vita, c’è una briciola di ciò che di buono e bello possiamo fare ogni giorno. E non servono soldi, non serve il lusso, basta una stradina di campagna e un carretto verde. E’ così che si riscopre il senso profondo delle cose “piccole” e importanti della vita. E’ attraverso questo che diventiamo, cresciamo e continueremo a crescere come comunità.
Marghera è un amico dei bambini (bianchi, neri e gialli) ed è anche un amico di tutti i Pontalbesi. Albertino Canali è il suo proprietario e in quanto tale è un po’ il pifferaio magico della situazione. Le favole di Marghera finiscono sempre bene. I bambini tornano a casa soddisfatti. E arriva il tramonto con il suo celo rosa e la sua voglia di avvolgere tutto in quella nuvola ovattata delle sere di fine estate. Si può cenare e poi i bambini possono fantasticare su dove dormirà di notte Marghera.
La zia Costanza non va molto d’accordo con Albertino Canali, lui non ama le sue ortensie e a lei non piacciono le “chiacchiere di paese” che divertono Albertino. Ma ci sono due cose per cui la zia e Albertino si ammirano a vicenda: Albertino ama le poesie della zia e la zia ama Marghera e l’uso che Albertino ne fa. Qualche volta, anche lei ha provato a sedersi sopra il carretto verde con la margherita disegnata dietro e ha sorriso divertita.
Se un giorno la zia scriverà una poesia su Marghera, Albertino ne sarà felicissimo, i bambini di via Santoni no, loro non hanno alcun bisogno delle poesie della zia, a loro interessa andare in giro col carretto verde e lo possono fare spesso, soprattutto quando c’è bel tempo e Albertino non lavora nei campi fino alle dieci di sera.
Attraverso l’autenticità di alcune azioni quotidiane possiamo ritrovare noi stessi, quel che siamo stati, quel che diventeremo, quel che i nostri figli diventeranno e quello che si ricorderanno.
Evviva il signor Marghera che un bel giorno ha deciso di regalare il suo carretto verde ad Albertino Canali perchè aveva appena comprato una normalissima Ape a motore.
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Costanza Del Re
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