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Un andare sicuro nell’incerto dell’amore: le nuove poesie di Matteo Bianchi

Articolo pubblicato il 12 Marzo 2015, Scritto da Riceviamo e pubblichiamo

Tempo di lettura: 2 minuti


da: ufficio stampa “Gruppo del Tasso”

Per te, che cos’è la metà del letto? Questa volta ci si mette la poesia a tradurre i desideri del lettore. Poesia e basta, è la premura di Matteo Bianchi per la libreria Ibs + Libraccio dove, insieme a Roberto Pazzi, sabato 14 marzo, alle 18, presenterà la sua ultima raccolta, La metà del letto (Barbera Editore, 2015, pp. 128). La storica sala dell’Oratorio San Crispino ospiterà la sua quarta pubblicazione, data alle stampe con gli interventi critici di una madrina e un padrino d’eccezione: Anna Maria Carpi, traduttrice del Nietzsche poeta per Einaudi, e lo stesso Pazzi, che ha aperto la sua intensa introduzione passando il testimone al giovane Bianchi, come il grande Vittorio Sereni fece con lui, nel 1970. «Un giovane di Ferrara – esordisce la Carpi a suo modo – per tradizione la “città del silenzio”, che il terremoto ha da ultimo avvolto in un un’aura di dramma e precarietà, parlava al suo esordio (Fischi di merlo, Venezia, 2011) delle nebbie padane come di polvere da abbandono e mancanza di fuoco, di sangue nuovo. Ora, in queste quasi cento nuove poesie, fra esplosioni di energia e appelli al sogno di essere compreso e condiviso, tira coraggiosamente le somme della sua condizione esistenziale: Più cerco una destinazione / razionale, un cassetto, / più mi sento annegare».

Qui c’è Bianchi totale. Il poeta che fissa gli scorci, annota i discorsi, rapina le occhiate. Il suo è un andare sicuro nell’incerto dell’amore, dei cimiteri, delle sigarette mezze fumate, della neve, del piacere corrisposto e insoddisfatto con il clamore dei suoi anni e di questo tempo. L’autore consegna al lettore anche la parola d’ordine del suo cosmo poetico e del proprio randagismo letterario, oltreché di cellule e sensi: Solo contemplo un altrove, / ma vero, almeno nella finzione. / Non si può correggere / la crescita di un’edera. Tradotto in inglese, francese e olandese, nonché selezionato di recente da Alberto Bertoni per l’atlante di poesia contemporanea dell’Università di Bologna, Matteo Bianchi è approdato a un editore che sa il fatto suo, dal respiro nazionale e oltre. E grazie a qualche manciata di versi che sabato leggerà alla sua città con gli amici Roberto Dall’Olio e Alessandro Tagliati. Versi scritti per avvicinarsi agli altri e non smarrirsi, alla ricerca della propria ombra.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani