Un altro mondo è possibile: contro la tirannia del “così non si può fare”
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Senza scomodare l’Isola che non c’è o il paese di Utopia è indiscutibile che un altro modo esiste sempre e un altro mondo sia realizzabile. Non siamo alla fine della storia, finché il sole non muore in questo nostro pianeta resta lo spazio per un’alternativa. E il capitalismo (questo nostro tardo-capitalismo fondato su un demenziale consumismo compulsivo) non è l’unico paradigma praticabile, né è di certo il migliore dei mondi possibili.
Questo concetto, evidente quasi al punto da esser banale, va però riaffermato con forza perché a partire dagli anni Ottanta hanno cercato, in tanti, di convincerci del contrario. I cantori di regime hanno sublimato la loro natura di servi demonizzando, per esempio, le ideologia e strumentalizzando – come prova del loro presunto intrinseco carattere perverso – le tragiche catastrofi sociali derivate dai fondamentalismi, dai dogmatismi e dai regimi totalitari che delle ideologia – però – rappresentano non l’essenza ma la deriva estrema, la peggior degenerazione.
L’Urss staliniano, la Germania nazista, l’Italia fascista, la Spagna franchista (eccetera) hanno rappresentato il lato oscuro e perverso dell’ideologia: è la storia che si fa tragica farsa assecondando la volontà di potenzia e dominio di piccoli ridicoli uomini, diventati ‘grandi’ e spaventosi moderni tiranni per la codardia di alcuni e l’ambizioso servilismo di altri. Tali abomini non scalfiscono però la reale sostanza dell’ideologia, che in sé indica un sistema di valori organizzato in maniera coerente, il paradigma di un aggregazione sociale possibile e malleabile, da costruire insieme attraverso il confronto e il dialogo, una proposta messa in discussione, lontana da dogmi e da ogni imposizioni, un modello di vita comunitaria che si misura e si confronta con altre differenti espressioni ideologiche e se si realizza è sulla base della libera e convinta adesione collettiva, nella salvaguardia del volere della maggioranza, ossia nel rispetto dei principi della democrazia. Nulla di imposto dunque, nessuna costrizione. Un libero e franco confronto, quello che oggi è spesso negato, perché al tramonto delle ideologie ha fatto seguito la negazione della politica come spazio aperto di confronto. Ci hanno spiegato che la politica è l’arte del governo e va esercitata da professionisti attrezzati allo scopo. Il popolo ha il diritto di votare, ma oltre la delega non deve avventurarsi. Ci sono loro, gli esperti, i competenti.
E mentre in questo mondo impazzito percepiamo gli spari sopra ai nostri passi e avvertiamo le quotidiane invettive dei cantori di guerra e di morte di ogni latitudine – dei tagliagola come dei notabili in doppiopetto – percepiamo che c’è una stella in grado di guidare altrove il cammino. Lo sforzo è quello di non chiudere gli occhi, mantenere sempre bene aperti sguardo e mente, e non perderla mai di vista.
C’è sempre un altro modo. E dunque un altro mondo. L’importante è non scordare mai la grammatica della fantasia.
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Sergio Gessi
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