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18 Dicembre 2017

Tutto torna (pt. ∞)

Tempo di lettura: 3 minuti


Una sera, così, giocando a carte, io e una mia amica stavamo ascoltando Suzanne Vega così, in allegria, bevendo del vino rosso.
Un attimo prima stavamo parlando di quella famosa lista dei 50 dischi preferiti di Kurt Cobain, quella fedelmente riprodotta – scritta di suo pugno – nei pessimamente tradotti “Diari di Kurt Cobain.
Improvvisamente, vedi te, proprio quella sera, ascoltando Suzanne Vega – chissà perché – le due cose si sono unite e io e quella mia amica ci siamo chiesti, praticamente in coro: ma chissà se Kurt Cobain, quest’uomo sempre così attento alla cosiddetta “forma canzone”, ascoltava Suzanne Vega.
Penso siano domande naturali, umane, che si son fatti in tanti.
In fondo: chi è che non ha mai perso interi pomeriggi cercando di interpretare certi passi della “Sacra Bibbia” o di “La Società dello Spettacolo”?
Sono cose normali.
Uno scorre quella lista e ci trova dentro un po’ di tutto.
Ci sono i Beatles, i Butthole Surfers, i Flipper, le Raincoats, i Knack, un sacco di roba.
Un sacco di quella musica non l’avrei mai conosciuta e approfondita a dovere se non fosse stato per quel Kurt Cobain e tanta di quella musica mi ha davvero segnato la vita rivoltandomi come un calzino.
In quei “Diari di Kurt Cobain” però ci sono anche altre liste.
Così quella sera abbiamo aperto i “Diari di Kurt Cobain”, abbiamo beccato la pagina della lista e abbiamo controllato.
Nella “lista ufficiale” non abbiamo trovato risposte ma consultando le altre ci siamo piano piano avvicinati alla verità.
Proprio come con la “Sacra Bibbia” è tutto abbastanza nebuloso ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
Kurt Cobain ha ascoltato sì abitualmente Suzanne Vega ma a livello certo: solo sotto forma di Suzanne Vega che appare in uno dei dischi preferiti di Kurt-Cobain-Kurt-Donald-Cobain-medesimo.
E il disco in questione è: “Especially for You” degli Smithereens, 1986.
L’avevo anche ascoltato, migliaia di anni fa ma – vittima delle mie fisse dei tempi – poi avevo rimosso.
Forse non era il momento, forse non era neanche il luogo, non lo so.
La scorsa settimana però, per colpa di una di quelle notizie che da un po’ di anni si sentono tutti i giorni, l’ho rimesso su e l’ho ascoltato per mezza giornata.
Ne sono riemerso con due certezze:
1) come sempre con i consigli del buon Cobain si casca bene;
2) finamente ero pronto per capire quel disco.
Questi Smithereens erano davvero forti e quel Kurt Cobain, onesto come sempre, aveva davvero ragione quando ammetteva di aver rubato a piene mani da quel disco mentre lavorava su “Nevermind”.
Cosa possiamo dunque imparare da questa storia?
Boh, per come la vedo io parecchie cose:
1) farsi delle domande apparentemente stupide ha sempre senso perché rischi di trovare molto di più di ciò che cercavi in partenza;
2) spesso la risposta ce l’hai sotto il naso, specie quando spolveri il mobile della camera da letto che ha sopra tutti quei libri;
3) quel Kurt Cobain andrebbe ringraziato almeno 3 volte al giorno, proprio come fanno quei tipi che fra qualche giorno si abbufferanno di panettone ecc. in nome di un altro capellone con un po’ di barba;
4) le canzoni, se ben scritte, al contrario di certe pippe più o meno pseudo-avanguardistiche, saranno sempre pronte a colpirti;
5) tutto torna.
Ecco allora, come pezzo della settimana, la prova tangibile e inconfutabile: quel Kurt Cobain ascoltava abitualmente Suzanne Vega ma soprattutto gli Smithereens.

In A Lonely Place (The Smithereens ft. Suzanne Vega, 1986)

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