“Tutti a casa”, il film del 1960 diretto da Luigi Comencini, è stato presentato in versione restaurata la sera precedente l’inaugurazione della 73ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, per celebrare il centenario della nascita del regista.
L’opera ritorna in una sala cinematografica grazie al restauro in 4K realizzato a cura di Filmauro e CSC – Cineteca Nazionale di Roma, partendo dai negativi originali. Le lavorazioni digitali sono state eseguite nel laboratorio Cinecittà Digital Factory, mentre il ritorno in pellicola 35mm presso gli studi Augustus Color di Roma.
Il film, oltre alla proiezione speciale, era inserito nella sezione “Venezia Classici”, curata da Alberto Barbera con la collaborazione di Stefano Francia di Celle, che dal 2012 presenta alla Mostra una selezione dei migliori restauri di film classici realizzati nel corso dell’ultimo anno da cineteche, istituzioni culturali e produzioni di tutto il mondo. Oltre a “Tutti a casa”, durante il Festival sono stati proiettati altri 19 film, tra cui: “The Brat” (La trovatella) di John Ford, “Dawn of the Dead” – European cut (Zombi) di George A. Romero, “Manhattan” di Woody Allen, “Pretty Poison” (Dolce veleno) di Noel Black e “Twentieth Century” (XX secolo) di Howard Hawks.
“Tutti a casa”, considerato tra le migliori opere di Comencini, si aggiudicò il premio speciale della giuria al Festival di Mosca 1961, un Nastro d’argento e due David di Donatello, assegnati ad Alberto Sordi e al produttore Dino De Laurentiis. Nel cast, oltre a Sordi, figurano Eduardo de Filippo, Serge Reggiani e Carla Gravina, la sceneggiatura porta la firma di Comencini, Age & Scarpelli.
Luigi Comencini, cui la Biennale di Venezia ha attribuito nel 1987 il Leone d’oro alla carriera, è considerato uno dei grandi maestri della commedia all’italiana, nonché “il regista dei bambini”. Il primo filmato sul tema dell’infanzia fu “Bambini in città” del 1946, un corto premiato a Venezia con il Nastro d’argento, seguì “Proibito rubare” (1948), ambientato tra gli scugnizzi di Napoli. Gli altri film con protagonisti i bambini furono “La finestra sul Luna Park” (1957), “Incompreso” (1966, in concorso a Cannes e premiato col David di Donatello), “Le avventure di Pinocchio” (1971 – prodotto dalla RAI), “Voltati Eugenio” (1980, presentato a Venezia), “Cuore” (194), “Un ragazzo di Calabria” (1987, in concorso a Venezia), “Marcellino pane e vino” (1991).
“Tutti a casa” è uno dei capolavori del genere commedia all’italiana, dove convivono aspetti diametralmente opposti quali comico e drammatico, reale e grottesco, coraggio e paura. La storia racconta uno dei periodi più controversi dell’Italia, seguiti all’8 settembre del 1943, dopo l’armistizio con gli alleati firmato dal Maresciallo Badoglio, quando i soldati italiani furono abbandonati a loro stessi. Il film uscì nelle sale in pieno boom economico e fu premiato ai botteghini con un incasso record per quei tempi, le ferite della guerra erano ancora aperte e i temi trattati dall’opera di Comencini tutt’altro che dimenticati. L’impostazione “on the road” favorì l’aspetto realistico della narrazione, mostrando un’Italia disastrata, ancora visibile nelle campagne livornesi dove furono girate le riprese. La sceneggiatura fu resa credibile dalle esperienze di Age & Scarpelli, che vissero in prima persona, dopo l’8 settembre, i fatti narrati nel film. I due autori seppero fondere aspetti drammatici con momenti paradossali, come nella scena in cui Alberto Sordi, al telefono sotto il tiro dell’esercito tedesco, dice ai superiori: “Signor colonnello, sono il tenente Innocenzi, è successa una cosa straordinaria, i tedeschi si sono alleati con gli americani”.
Alberto Innocenzi, ligio al dovere, attende ordini e cerca un comando cui presentarsi ma il suo reggimento si sfalda e i soldati, stanchi della guerra, tornano a casa dalle proprie famiglie. Con il geniere Ceccarelli (Serge Reggiani), il sergente Fornaciari e il soldato Codegato, anche Innocenzi inizia il difficile ritorno a casa, abbandonando progressivamente il linguaggio e l’atteggiamento militaresco per adeguarsi alla nuova realtà. I soldati italiani, oramai in abiti civili, incontrano un gruppo di partigiani, ma non vi si uniscono, poi assistono senza fare nulla alla cattura di una ragazza ebrea da parte dei tedeschi. Il personaggio interpretato da Sordi giunge a casa dove trova il padre che vuole farlo aderire alla Repubblica Sociale Italiana ma Innocenzi non accetta e prosegue con Ceccarelli il viaggio verso sud.
Arrivati vicino a Napoli i due sbandati sono catturati dai fascisti che li consegnano ai tedeschi, costringendoli a lavorare tra le macerie di Napoli per l’Organizzazione Todt. Cercano di fuggire, ma Ceccarelli è ucciso a pochi metri dalla sua casa che ha rivisto da lontano sulla via dei lavori forzati. La morte del compagno di disavventura spinge il tenente a reagire e a unirsi alla lotta per la liberazione.
I ruoli di Alberto Sordi ed Eduardo De Filippo, che nel film interpretano rispettivamente figlio e padre, furono inizialmente pensati per Vittorio Gassman e Totò.
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William Molducci
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