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Di un’altra Europa c’è bisogno. Un’Europa che non sia condizionata dai diktat delle banche e della finanza. La situazione è degenerata al punto da far gridare al golpe persino uno studioso serio, rigoroso e tradizionalmente misurato come Luciano Gallino: un colpo di stato che si traduce nella sottrazione della sovranità popolare da parte dei potentati economici e dei governi loro sodali.
Il segnale d’allarme che lancia è la traduzione – solidamente argomentata – del sentire diffuso fra le persone.

Il punto nodale è che al centro della politica non stanno più gli individui con bisogni e speranze dei quali i governi dovrebbero essere prima di tutto interpreti e poi strumenti capaci di fornire risposte coerenti. Le scelte ruotano attorno ad astratte valutazioni di compatibilità di sistema, laddove il sistema considerato è meramente quello economico-produttivo e prescinde dal reale benessere degli uomini e delle donne nella loro concretezza. Tali valutazioni poi trovano traduzione in parametri che misurano un presunto sviluppo e impongono il rispetto di obiettivi che ancora una volta esulano dall’esigenza di soddisfare necessità reali e alimentano semplicemente i bisogni delle ragionerie di Stato.

E’ quindi significativo l’impegno che anche in Italia intellettuali, esponenti politici, movimenti e partiti riconducibili alla sinistra antagonista e radicale stanno cercando di profondere per dare rappresentanza a questa legittima e indifferibile esigenza.

E’ avvilente però che, come regolarmente succede a sinistra, si sia incominciato a litigare e a dividersi ancor prima di mettersi in cammino.

Ed è altresì incomprensibile la ragione che ha indotto a far leva sulla presunta capacità catalizzatrice di una persona fisica, piuttosto che puntare sulle qualità del progetto e delle idee che ne sono espressione.

Contro il leaderismo e i rischi delle sue derive populiste, da sinistra si conduce una costante polemica. Eppure non si è resisto all’incoerente pulsione di sbattere nel simbolo del nascente partito che si candiderà alle elezioni per il parlamento europeo il nome del leader greco di Syriza, quasi fosse espressione di un potere demiurgico. L’Altra Europa auspicata da Andrea Camilleri e Marco Revelli, Barbara Spinelli e Moni Ovadia, Sonia Alfano e Paolo Flores D’Arcais, Luciano Gallino e Guido Viale, inciampa nell’irresistibile bisogno di dichiarare che sta “con Tsipras”.

Nessuno sottovaluta l’analisi di Weber sulla leadership e il carisma. Ma, ammesso che di questa dote Tsipras sia fornito, chi conosce l’esponente politico della nuova Grecia probabilmente già ne apprezza le qualità e non avverte il bisogno di ostentarlo quale nume tutelare.

Chi invece non lo conosce, cioè il potenziale elettore – quello più interessante in termini di strategia politica – difficilmente lo promuoverà con subitaneo entusiasmo a ‘leader maximo’, figura che ancora suscita attrazione in una certa parte della sinistra. Costui non solo non sarà attratto, ma potrebbe anche infastidirsi dall’esibizione del carneade.
Il rischio, dunque, è che, alla lettura dell’impronunciabile nome e alla conseguente domanda “Tsipras chi?”, segua un voto: non ‘all’Altra Europa’, ma a ‘un’altra lista’

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada


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