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Tre poesie di Angelo Andreotti: Non è tardi, Il fulcro, La chiusura

Articolo pubblicato il 7 Aprile 2019, Scritto da Redazione di Periscopio

Tempo di lettura: 2 minuti


di Angelo Andreotti

 

NON E’ TARDI

Nel declino di un mondo inguantato
la nudità del corpo ti protegge,
quel suo sentire, quel tuo aspro tremore
che tu credi di ignorare
mentre sprofondi dentro a quello sguardo,
silenziosissimo, che hanno gli uccisi.

IL FULCRO

Più lontano di tutto è l’orizzonte,
non i pianeti, né il fondo del mare,
ma quell’irraggiungibile e sfuggente
assedio dello sguardo dove il tempo
si rivolta in se stesso, si pietrifica
pur di non misurare le distanze.

Ma chi dall’orizzonte si avvicina
non conosce confini, né se il tempo
ha per misura un passo dopo l’altro,
soltanto
sa che alla terra si appoggia il suo cielo
e che il confine è un bottino di guerra.

Più lontano di tutto ci sei tu,
talmente inerte che dell’orizzonte
sei punta di compasso dentro a un cerchio
che ha mura d’aria ottuse come specchi.

LA CHIUSURA

Chiamami
dalla soglia sbarrata sul giardino
dalla tua finestra chiusa
dal buio della stanza
dove a tentoni conosci ogni cosa
e altro non sai se non ciò che hai saputo.

Chiamami
sono qua fuori,
ma dalla tua porta
voce non esce, né voce entrerà,
troppo profonda è la tua diffidenza,
tu non puoi vedermi
non vuoi sentirmi
non mi conosci

io non esisto.

Come potresti chiamarmi?

(Angelo Andreotti – tutti i diritti riservati)
Le poesie inedite, anticipate per Ferraraitalia, fanno parte dell’antologia  ‘L’attenzione’, in uscita a maggio per i tipi di Puntoacapo edizioni.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
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(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani