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di Francesca Ambrosecchia

Arte o scarabocchi che rovinano l’assetto urbano?
Due visioni in netta contrapposizione, entrambe riguardanti i graffiti. Dal disegno o scritta più o meno grande e complessa, alla semplice firma dell’artista, diffusa e riconoscibile come un vero e proprio marchio distintivo.
Sono i murales ovvero i “disegni su muro” che invadono le città: palazzi abbandonati e non, muretti, vagoni dei treni, interni delle metropolitane e così via. Ma gli spazi urbani occupati da queste espressioni hanno un particolare significato o è tutto lasciato al caso?
Sicuramente il graffitismo non nasce per caso. Questo movimento si sviluppa rapidamente negli anni ’70 a New York: i giovani vogliono dare una scossa a un sistema economico e sociale sempre più veloce e complesso che sembra lasciarli indietro. Vogliono farsi riconoscere, diventare parte integrante anche della conformazione fisica della città.
Ancora oggi si sente questa esigenza di emergere e di lasciare una traccia indelebile?

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Redazione di Periscopio



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