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E’ recente e assolutamente sorprendente l’annuncio della Nasa relativo alla scoperta di un sistema solare simile alla Terra, con 7 pianeti potenzialmente abitabili con temperature da 0° a 100°, che orbitano intorno alla stessa stella, TRAPPIST-1, nella costellazione dell’Acquario, alla distanza di 39,5 anni luce da noi. Una distanza non trascurabile, appurato che quei 39,5 anni luce corrisponderebbero a 372.000 miliardi di km., ossia 500 milioni di viaggi andata e ritorno fra Terra e Luna.

Una scoperta straordinaria che solleva però non pochi dubbi sulla raggiungibilità di questo angolo di universo. La fantascienza, come genere letterario, ci ha abituati a spostarci con facilità e naturalezza da una galassia all’altra, da un pianeta all’altro, rendendo questi viaggi oltre che possibili, anche molto ambiti, sia per necessità di nuovi orizzonti e prospettive, che per fascinazione verso l’ignoto. Avveniristiche astronavi, complicatissime e vetuste macchine del tempo, hanno varcato la soglia del consentito in romanzi, racconti, saghe, fumetti e narrazioni a puntate su quotidiani di epoche non recenti, accendendo la fantasia e l’eccitazione dei lettori che si destreggiavano tra alieni, robot, cyborg, mostri e mutanti in scenari paradisiaci o apocalittici, a seconda della storia. Anche l’approccio cinematografico ha contribuito, e non poco, a creare e visualizzare un’immagine dello Spazio e dell’Universo a volte fantasiosa, altre più prossima al verosimile, con contributi di tutto rispetto, a partire dagli Anni Venti e anche prima, quando il genere fantascienza comincia a percorrere i primi passi per decollare a pieno titolo nei decenni a seguire.

Algol (1920) è un film muto diretto da Hans Weckmeister e presenta la storia del minatore Robert Herne che entra in possesso di un prototipo di macchina, fonte di potere illimitato ma anche di corruzione e ambizioni sfrenate, donatagli da un alieno. Prima della morte, Herne distruggerà l’oggetto devastante per preservare il figlio. Metropolis (1927) di Fritz Lang, è riconosciuto l’opera simbolo del genere fantascientifico. La città che ci presenta è un ambiente totalmente estraniante, con una società classista, vittime e carnefici, uomini-macchina, costruzioni accostabili a enormi torri di Babele, trasporti e spostamenti per mezzo di onde elettromagnetiche. Un’aberrante condizione umana che di umano ha ormai ben poco.

Metropolis ha ispirato molte altre opere tra cui Blade runner (1982) di Ridley Scott, in cui creature replicanti delle sembianze umane vengono fabbricate e utilizzate come forza-lavoro nelle colonie extraterrestri e la saga di Guerre Stellari, tra gli Anni settanta e ottanta, di George Lucas, che si avvicenda tra scontri di forze antitetiche, guerra tra bene e male, mondi inesplorati e conquiste per il potere dell’universo. 2001: odissea nello spazio (1968) di Stanley Kubrick è il capolavoro della cinematografia che compare nella lista dei film da preservare, la National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Scimmie, ominidi ed evoluzione umana, un misterioso monolito nero, astronauti in stato di ibernazione in viaggio verso Giove, intelligenze artificiali e metamorfosi straordinarie, stelle e nebulose, panorami di mondi sconosciuti, accompagnano lo spettatore per tutto il film suscitando un forte impatto emotivo.

In letteratura, la storia della fantascienza passa attraverso le narrazioni di scrittori prolifici, fantasiosi, bizzarri, precognitori, che ci mettono a disposizione un grande assortimento di opere dai contorni inquietanti, incalzanti e movimentati per condurci verso mondi lontani, ipertecnologici o primitivi. Ed ecco che H.P. Lovecraft, nel suo continuo rincorrere la ‘conoscenza proibita’, scrive il superbo racconto ‘Il colore venuto dallo spazio’ (1927), uno dei meglio riusciti, dove circolano strane storie sulla “landa folgorata”, un brullo spazio coperto da cenere perenne. I vecchi parlano di giorni terribili, quando un’intera famiglia scompare, sussurrano di una meteorite luminescente e si lamentano di strani raccolti abbondanti ma non commestibili. Riferiscono anche di un essere extraterrestre presente nel pozzo che alla fine del racconto tornerà nello spazio. Solo il vecchio Ammi si renderà conto che parte del mostro è ancora là. Ancora prima, J. Verne scrive di un fantomatico viaggio esplorativo in ‘Dalla Terra alla Luna’ (1865), raccontando di un cannone che spara proiettili in grado di condurre esseri umani sulla Luna. L’esploratore Ardan, lo scienziato Nicholl e il presidente del club Barbicane saranno i primi astronauti della storia, che non arriveranno mai a destinazione: la capsula entrerà nell’orbita lunare e le ruoterà attorno come fosse un satellite. L’ingegno dei tre permetterà loro di sopravvivere. ‘Cronache della galassia’ (1951), di Isaac Asimov, ruota attorno al pericolo imminente in cui incorre l’Impero Galattico con capitale Trantor, una metropoli che copre un intero pianeta. Uno storiografo è arrivato alla conclusione che l’impero sta decadendo e scivolando velocemente verso la barbarie, destinato alla perdita della conoscenza e dell’uso delle tecnologie. La narrazione incalzante, puntuale e asciutta di Asimov ci conduce ad un finale salvifico. Nel 1965, Franck Hebert pubblica il suo romanzo ‘Dune’, un’opera narrativa densa e complessa, caratterizzata da intrighi politici in una galassia futura, popolata da strane mistiche convinzioni religiose e, al centro, l’ecosistema del pianeta desertico Arrakis. In ‘Cronache marziane’ (1950), di Ray Bradbury, i 28 racconti che compongono l’opera sono legati da un unico filo conduttore: la futura esplorazione e colonizzazione di Marte, nella visione ottimistica che gli umani riescano pacificamente e rispettosamente a insediarsi nel nuovo pianeta. Anche C.S. Lewis nella sua ‘Trilogia dello spazio’ (1938), sostiene che “Fintanto che l’umanità resterà imperfetta e peccaminosa, la nostra esplorazione di altri pianeti farà più danno che bene.”

Oggi le opere di fantascienza sono diventate un’ibridazione, un mix di giallo, horror, western che associa stili, contenuti e modalità narrative diverse, dai primi tentativi del passato, al movimento New Wave degli anni ’60-‘70, fino al cyberpunck che domina la scena degli anni Ottanta. Questo genere continua a incuriosire e appassionare sul tema dell’esplorazione e conquista dello Spazio perché interrogativi, supposizioni, proiezioni fantastiche e bisogno di immaginare chiedono confronto e stimolo.

Non finiremo mai di stupirci di fronte all’immensità dell’Universo rispetto la nostra piccola e scarna conoscenza. “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.” (Amleto – W. Shakespeare)

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Liliana Cerqueni

Autrice, giornalista pubblicista, laureata in Lingue e Letterature straniere presso l’Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. E’ nata nel cuore delle Dolomiti, a Primiero San Martino di Castrozza (Trento), dove vive e dove ha insegnato tedesco e inglese. Ha una figlia, Daniela, il suo “tutto”. Ha pubblicato “Storie di vita e di carcere” (2014) e “Istantanee di fuga” (2015) con Sensibili alle Foglie e collabora con diverse testate. Appassionata di cinema, lettura, fotografia e … Coldplay, pratica nordic walking, una discreta arte culinaria e la scrittura a un nuovo romanzo che uscirà nel… (?).


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