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di Lorenzo Bissi

Sorride guardando verso il pubblico, con la pancia fieramente in fuori, i guanti e il cappello infilati nella cintura. Barba lunga, bianchissima. Si sta riposando, e ha un bicchiere contenente una bevanda di color marrone: la scritta dietro dice tutto. Si tratta di una delle prime raffigurazioni di Babbo Natale per come lo conosciamo tutti noi, grandi e piccoli, nata dalla mano del disegnatore americano Haddon Sundblom, ingaggiato dalla Coca-cola per dare forma ad una immagine universale del vecchio.
Ma la storia di questo personaggio ha radici molto più antiche.
Santa Claus è infatti San Nicola, Vescovo di Mira, in Turchia, durante l’Impero di Costantino. Si narra che un giorno, entrato in una locanda, e servitigli dal locandiere pezzi di carne di tre bambini che aveva fatto a pezzi, Nicola fosse riuscito a svelare il delitto e resuscitare i tre bambini: da qui San Nicola come protettore dei bambini.
E la sua barba bianchissima? Il suo spirito di giudice autorevole, che premia i buoni e ammonisce i cattivi? Tutto ciò non si deve che alla figura di Odino, capo degli dei della mitologia nordica, raffigurato con una lunga barba bianca, seduto sul trono e circondato da animali, a cui era stato assimilato Santa Claus dalle popolazioni del nord Europa in particolare.
E dopo un salto non da poco nel tempo, ecco che ci troviamo davanti il Babbo Natale della Coca-cola. E se il natale è una festa che mette in primo piano la filantropia, la bontà d’animo, la felicità, è un po’ triste il pensiero che uno degli emblemi del Natale sia il frutto di una delle più grandi multinazionali del mondo…

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Redazione di Periscopio



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